Bellolampo, l’incendio, la diossina e il percolato che finisce in mare

Alcuni lettori ci scrivono a proposito dell’incendio che nei giorni scorsi ha colpito la discarica di Bellolampo. Parliamo del luogo dove, da decenni, vengono seppelliti i rifiuti di Palermo e di tanti altri centri vicini. Il fuoco, ci ricordano i nostri lettori, ha prodotto chissà quanta diossina della quale nessuno parla. Ma c’è un altro problema al quale -lo ammettiamo – non abbiamo pensato.

Lo hanno ricordato sempre i nostri lettori. Citando un’inchiesta – proprio sulla discarica di Bellolampo – che abbiamo pubblicato l’inverno scorso. Sulla base di uno studio rigoroso, è stato appurato che questa grande discarica, che in realtà dovrebbe già essere chiusa da anni, proprio perché già satura, inquina una parte della falda di Palermo.

In pratica, il percolato della discarica di Palermo ha raggiunto una parte della falda. Per la cronaca, il percolato è un liquido che trae prevalentemente origine dall’infiltrazione di acqua tra i rifiuti. O, anche, dai processi di decomposizione degli stessi rifiuti. ll percolato può essere prodotto, anche se in misura minore, dalla compattazione dei rifiuti, specie nelle discariche sature. Quella di Bellolampo è -come già ricordato – una discarica satura.

Dunque, il percolato contiene elementi inquinanti organici e inorganici che derivano dai processi biologici e fisico-chimici che si verificano all’interno delle discariche. Secondo quanto previsto dalla legge, il percolato deve essere captato ed opportunamente trattato nelle stesse discariche o trasportato in impianti ad hoc debitamente autorizzati allo smaltimento di rifiuti liquidi.

La discarica di Bellolampo,, purtroppo, non ‘contiene’ più il percolato. Al contrario, questa sostanza altamente inquinante – come già ricordato – finisce nella falda e prosegue fino al mare.

Quindi due problemi: falda inquinata e mare inquinato. Quale tratto di mare della città viene ‘arricchito’ dalla presenza di questa sostanza inquinante? Dagli studi effettuati, il tratto di mare dove è stato trovato il percolato è quello dell’Acquasanta. Proprio nell’area marina dove è stato realizzato un porto turistico.  

Siamo arrivati alla domanda dei nostri lettori. Fino a ieri ci hanno segnalato la presenza di Canadair, gli aerei anfibi utilizzati per spegnere gli incendi. Negli ultimi quattro-cinque giorni, per domare le fiamme, Bellolampo è stata letteralmente ‘bombardata con l’acqua.

La presenza di tanta acqua – necessaria, peraltro, per domare le fiamme – avrà senz’altro fatto aumentare il dilavamento. E’ possibile – ci fanno notare i lettori – che l’acqua, penetrando in profondità nella discarica, abbia fatto aumentare la presenza di percolato nella falda e, di conseguenza, in mare? In città qualcuno si sta occupando di questo problema? Sono domande che ‘giriamo’ alle autorità competenti.

Anche se – a monte – poniamo un’altra domanda: come può una discarica che sconta già mille problemi prendere fuoco? Non manca, in effetti, il sospetto che sia doloso.

Bellolampo inquina il mare di Palermo

 

Sopra  sinistra e in prima pagina, foto di Bellolampo in fiamme tratta da notizie.tiscali.it

In basso a destra, Canadair a Bellolampo, foto tratta da palermo.repubblica.it

A sinistra, il porto turistico dell’Acquasanta, foto tratta da travel66.com


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Alcuni lettori ci scrivono a proposito dell'incendio che nei giorni scorsi ha colpito la discarica di bellolampo. Parliamo del luogo dove, da decenni, vengono seppelliti i rifiuti di palermo e di tanti altri centri vicini. Il fuoco, ci ricordano i nostri lettori, ha prodotto chissà quanta diossina della quale nessuno parla. Ma c'è un altro problema al quale -lo ammettiamo - non abbiamo pensato.

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