“Battaglia di Calatafimi”, i giovani disertano

Non sono molti quelli che sabato sera si sono recati al cortile dell’ex Monastero dei Benedettini. Pochi ma entusiasti di vedere in scena Vincenzo Pirrotta, attore e regista teatrale partinicese che, in occasione del Mitifest dedicato alla figura storica di Giuseppe Garibaldi, si è calato nelle vesti di “cuntatore” per raccontare, a modo suo, “La battaglia di Calatafimi”.

Nessuna proiezione di canti garibaldini in video e nessuna esibizione del coro del liceo classico “Mario Cutelli” previsti dal programma, ma l’interpretazione di Pirrotta non ne ha fatto sentire la mancanza.

Soggetto recitativo, l’approdo dei mille a Marsala. Era l’11 Maggio del 1860, quando la spedizione guidata da Garibaldi, formata da circa 1000 uomini, è sbarcata in territorio siculo, raccogliendo il plauso e l’entusiasmo di quei 400 “picciotti” che, abbagliati dalla possibilità di liberarsi dal dominio straniero e dalle angherie subite quotidianamente, si inserirono immediatamente tra le file delle “camicie rosse”, determinando la vittoria finale. Epilogo fortunato di tale connubio fu la vittoria decisiva nella battaglia di Calatafimi, il 15 Maggio dello stesso anno, e la successiva occupazione della città di Palermo, già in fibrillazione per l’annunciato arrivo delle truppe garibaldine.

Poco prima di salire sul palco, l’attore siciliano ha detto la sua, sul “mito” Garibaldi: «Se si crede all’unità d’Italia, e io ci credo, per noi Garibaldi è senz’altro un eroe, è colui che ha unito l’Italia, che ha detto a Bixio, “Nino qui o si fa l’Italia, o si muore” , proprio nel momento in cui, quest’ultimo si stava precipitando ad una ritirata, che avrebbe sicuramente determinato la fine dei Mille. A me – spiega il regista – colpisce l’intero svolgersi dell’azione bellica compiuta da questo personaggio che, posto a capo delle sue truppe, costrinse i borbonici, guidati dal generale Landi ad una ritirata inaspettata».

«Non mi sono mai interessanto – continua Pirrotta – allo stato d’animo che ha spinto Garibaldi a portare avanti un’azione del genere, del resto, egli si fece interprete delle speranze e delle esigenze di molti. Bisogna invece tenere conto – sottolinea l’attore – che i garibaldini che si sono scontrati contro i borbonici erano solo mille, con l’aggiunta successiva di quattrocento siciliani, mentre l’avversario poteva contare fino a tremilacinquecento uomini, equipaggiati con armature all’avanguardia».

E a quanti giudicano l’eroe dei due mondi un comune mercenario, Pirrotta risponde: «Qualsiasi cosa se ne possa dire, è grazie a Garibaldi che abbiamo unificato l’Italia, unità messa a repentaglio, ora più che mai, da quanti optano per la scissione politica della penisola, ed è proprio per questo che adesso la figura storica di Giuseppe Garibaldi deve essere attualizzata».

«Per me – conclude – Garibaldi è una figura esemplare, perché ha agito assecondando sempre e comunque i suoi valori, nonostante le difficoltà. È questo che fa di un personaggio storico un autentico mito».


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