Comprato come si fa con il bestiame, o con gli schiavi. Sul mercato dei minori in Romania. E rivenduto in Italia ad una famiglia del Messinese, di un Comune dei Nebrodi, per 30mila euro. La vittima è un bambino di otto anni.
E’ quanto ha scoperto la Direzione distrettuale antimafia che ha ordinato otto fermi, sei italiani tra cui proprio la coppia e due romeni, la madre e il fratello maggiorenne del bambini, ai quali viene contestato il reato di associazione per delinquere finalizzata alla riduzione in schiavitù. A notificare la misura cautelare sono stati i carabinieri del comando provinciale di Messina che sono intervenuti proprio durante lo scambio. «Stiamo accertando anche se esistano alti casi del genere», ha spiegato il il comandante dei carabinieri di Messina Stefano Spagnolo.
I militari dell’Arma hanno sventato il tentativo alcuni pregiudicati della provincia di Messina di vendere il minore ad una coppia che così avrebbe aggirato la regolare procedura per l’adozione. Il piano dell’organizzazione parte sette anni fa, nel 2008. La coppia, originaria del Messinese ma residente in Svizzera, si rivolge ai soggetti oggi fermati. Si tratta di Vincenzo Nibali, 47 anni (solo omonimo del ciclista), di Castell’Umberto; Franco Galati Rando e Aldo Galati Rando, rispettivamente di 46 e 54 anni, entrambi di Tortorici; e Vito Calianno, di 43.
L’indagine si è sviluppata tra la Sicilia e la Toscana, dove uno dei fermati aveva degli appoggi, e in Romania. Proprio nel Paese dell’est il gruppo entra in contatto con la madre e il fratello maggiorenne del bambino. Nel frattempo, proprio nel 2008, la coppia italian registra la nascita di un bambino, in realtà mai esistito. Si sarebbe poi attivata per attribuire le generalità di questo figlio al piccolo comprato in Romania. Lo scambio è avvenuto lo scorso 17 gennaio in una zona di campagna dei Nebrodi.
Una settimana dopo circa la coppia è arrivata a Messina, ma i carabinieri, che monitoravano la vicenda, sono intervenuti prima che il bambino venisser lasciato ai futuri genitori.
Gli otto fermati si trovano in carcere, in attesa di essere interrogati dal magistrato. Il bambino è stato preso in consegna dai militari dell’Arma, trasferito in una comunità per minori e potrà essere adottato regolarmente.
»Quello che è accaduto è un fatto incredibile e molto grave. Cercheremo di approfondire come questa coppia abbia potuto presentare un certificato di nascita che attestava che aveva avuto un figlio di cui in realtà non c’è traccia – ha spiegato il comandante dei carabinieri – E’ un’indagine destinata a proseguire, ci sono ancora tante altre cose da verificare e chiarire. Stiamo accertando anche se esistano alti casi del genere. Il bambino sta bene e adesso si trova in una struttura assistenziale di Messina».
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