Balestrate, sventato piano omicida ma indagini continuano Due i fermi. «La mafia in provincia è ancora molto forte»

L’operazione di oggi dei carabinieri della compagnia di Partinico ha sventato un «progetto di morte». L’esecuzione dei due fermi di Alfonso Scalici e Maurizio Conigliaro, emessi dalla Dda, è il frutto di indagini che svelano un retroscena più ampio, sul quale sono ancora in corso approfondimenti. «Si è trattato di un’indagine molto importante che ha portato alla luce un progetto omicidiario posto in essere da alcuni esponenti di Cosa nostra balestratese in collegamento anche con altri mandamenti tra cui anche quello di Mazara del Vallo – spiega il colonnello Luigi De Simone, comandante del gruppo di Monreale – Alla base c’era il mancato pagamento di una partita di cocaina per un importo di circa 45mila euro». Secondo quanto emerso dalle indagini dei militari i fermati avevano ipotizzato diverse soluzioni per risolvere la questione del mancato pagamento della partita di droga che andavano «dalla gambizzazione all’uccisione del giovane – continua De Simone –  per poi incendiare il suo corpo». 

I due fermi si inseriscono in una articolata e più complessa indagine «in atto sulla mafia di Balestrate, sul mandamento di Partinico e altri – precisa il colonnello – Uno degli aspetti più rilevanti è stata proprio la riconosciuta appartenenza di Scalici al mandamento di Balestrate. Ma soprattutto è stata riconosciuta in capo a Scalici una leadership criminale sul territorio». Secondo i militari infatti l’uomo «non soltanto promuoveva incontri tra mafiosi – spiega De Simone – ma era organizzatore, pianificatore ed esecutore di diverse azioni criminali con metodologia mafiosa dalle richieste estorsive al traffico di stupefacenti». 

Scalici era già stato destinatario di un provvedimento di custodia cautelare in carcere nel 2010 nell’ambito dell’operazione The End ma al seguito in sede giudiziaria era stato assolto. Poi è ritornato a essere al centro di altre indagini dopo le «recenti dichiarazioni di collaboratori di giustizia che portavano l’attenzione nei confronti di questa persona – afferma il colonnello – come punto di riferimento della mafia sul territorio di Balestrate». Secondo quanto emerso dalle indagini l’uomo sarebbe sostanzialmente dedito al traffico di stupefacenti. «È stato anche arrestato qualche anno fa per il possesso di una pistola con matricola abrasa per cui è stato condannato in primo grado ed è in attesa dell’appello  -continua De Simone –  Le risultanze di questa indagine confermano che la mafia sul territorio in alcune zone della provincia è ancora molto forte e i pericoli che possa tentare di riaffermare la sua egemonia nel controllo di attività commerciali ed economiche territorio è altrettanto forte». La sua presenza sul territorio, sottolinea ancora il comandante, era fermamente avvertita: «Costituiva un punto di riferimento per certi contesti anche nella risoluzione di controversie anche di carattere privato e anche per la riscossione di debiti insoluti. Ritengo che la risposta delle forze dell’ordine d’intesa con la magistratura sia massima e questo risultato sia importantissimo in questo momento storico, in questo territorio». Un aspetto in via di approfondimento è quello sulla presunta organizzazione della turbata libertà degli incanti nel bando di gara che il Comune di Balestrate dovrebbe pubblicare prossimamente per la gestione della villa comunale: «C’era stato un incontro con alcune persone che potevano essere interessate ad assumere la gestione di questa villa – dice De Simone – mediante la costituzione di un’associazione no profit che avrebbe dovuto prenderla in gestione. Per ora si trattava di un proposito». 

Elementi utili a riportare alta l’attenzione sulla figura di Scalici le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Filippo Bisconti, che «ha confermato il suo attivismo quale punto di riferimento della mafia di Balestrate per favorire appuntamenti e incontri tra esponenti di altri mandamenti mafiosi con quelli di Partinico». E il comandante del gruppo di Partinico, il capitano Marco Pisano, sottolinea ancora in merito alla figura di Scalici che anche se «non ha riportato condanne penali per associazione mafiosa ma è stato coinvolto in precedenti attività. In particolare nel 2010 nell’operazione convenzionalmente denominata The End dove è comunque emerso il ruolo che attualmente ha confermato in virtù delle recenti acquisizioni investigative. Bisconti – va avanti il capitano – nell’interrogatorio di gennaio 2019 parla di Scalici individuandolo come punto di riferimento su Balestrate e attribuendogli una funzione di collegamento tra il mandamento di Partinico, all’interno del quale ricade la famiglia di Balestrate, e quelli della provincia di Trapani e in particolar modo del mandamento di Alcamo». 

Questo ruolo di personaggio delegato a tenere e connettere le aree mandamentali delle province di Palermo e Trapani, spiegano i militari, oltre che nelle dichiarazioni di Bisconti, «trova indiretto riscontro nelle acquisizioni che hanno portato la Dda di Palermo all’emissione del provvedimento eseguito questa mattina – spiega ancora Pisano – in relazione al fatto che, per la risoluzione di questa vicenda del ragazzo mazarese, Scalici si interfaccia con una serie di personaggi che appartengono al mandamento di Mazara del Vallo e conferma questo ruolo di trait d’union tra l’area palermitana e l’area trapanese». 


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