Augusta, la Curia ha rimosso don Palmiro da parroco «Una decisione iniqua e ingiusta: impugnerò decreto»

Dal 12 agosto
don Palmiro Prisutto, il prete diventato simbolo della lotta contro l’inquinamento ambientale della zona industriale, non sarà più l’arciprete della chiesa madre di Augusta. È stato lui stesso a dare l’annuncio, alla fine della della celebrazione della messa di domenica scorsa nella parrocchia di San Domenico, di essere stato ufficialmente rimosso dall’arcivescovo di Siracusa Francesco Lomanto. «Qualcuno ha detto che hanno vinto loro ma, secondo me, hanno perso», commenta a MeridioNews il sacerdote che da venerdì prossimo dovrebbe andare a ricoprire il ruolo di rettore del santuario della Madonna dell’Adonai di Brucoli, nel borgo marinaro che è una frazione di Augusta. Il condizionale è d’obbligo, visto che don Palmiro ha annunciato al nostro giornale l’intenzione di «impugnare il decreto perché non posso accettare una decisione iniqua e ingiusta».

Dopo una prima
lettera di ammonizione del 21 giugno in cui don Prisutto veniva invitato a dimettersi entro 15 giorni, era arrivata la notizia di un atto disciplinare che la Curia aveva preso nei suoi confronti. Sulle motivazioni dalla Curia hanno scelto di non rilasciare dichiarazioni, limitandosi a fare i riferimenti di due canoni dell’ordinamento: il 1740 in cui si legge che «quando il ministero di un parroco, per qualche causa, anche senza sua colpa grave, risulti dannoso o almeno inefficace, quel parroco può essere rimosso dalla parrocchia»; e il canone 1741 che indica cinque possibili cause: «il modo di agire che arrechi grave danno o turbamento alla comunione ecclesiale; l’inettitudine o l’infermità permanente della mente o del corpo, che rendano il parroco impari ad assolvere i suoi compiti; la perdita della buona considerazione da parte di parrocchiani onesti e seri o l’avversione contro il parroco, che si preveda non cesseranno in breve; grave negligenza o violazione dei doveri parrocchiali, che persista dopo l’ammonizione; cattiva amministrazione delle cose temporali con grave danno della Chiesa, ogniqualvolta a questo male non si possa porre altro rimedio».

Eppure, dopo la diffusione della notizia, sono stati molti dei suoi stessi parrocchiani a fare partire due
raccolte di firme per fare restare don Palmiro al suo posto. Parroco nella chiesa madre della cittadina megarese dal 2013, Prisutto arriva dopo lo scandalo di don Gaetano Incardona. Accusato di abusi sessuali ai danni di una 21enne durante la confessione, il sacerdote (oggi 82enne) è stato condannato per violenza sessuale aggravata. Già nel 2016, l’allora vescovo Salvatore Pappalardo aveva chiesto le dimissioni di don Palmiro. All’epoca, i motivi sarebbero stati i contrasti con le storiche confraternite della città. La richiesta era stata poi revocata ma si è portata dietro strascichi finiti in tribunale in un processo per diffamazione e calunnia ancora in corso. «Le motivazioni che hanno addotto adesso per la mia rimozione – sostiene don Palmiro a MeridioNewsnon sono quelle vere. Se il mio ministero fosse stato inefficace, le persone non avrebbero fatto le barricate per farmi rimanere. La differenza – aggiunge il prete – è che la gente mi conosce e, invece, il vescovo no. Io spero che, in sede giudiziaria, la situazione possa essere ribaltata». 

A fermarsi, anche di fronte a tutto questo, Prisutto non è intenzionato. «Forse sarò addirittura più libero di
continuare a occuparmi delle mie battaglie, magari cambiando strategia». Il 28 di ogni mese, durante la celebrazione della messa, il sacerdote legge i nomi di tutte le vittime di cancro della città di Augusta. «Diventerà un altro genere di manifestazione – anticipa – magari da celebrare fuori dalla chiesa». Intanto, proprio qualche giorno fa, don Palmiro ha mandato una lettera al vescovo. «L’ho invitato – spiega – a prendere pubblicamente posizione sulle questioni ambientali del nostro territorio ma non ho ancora ricevuto risposta».  


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