Augusta, il pontile conteso da Fazio e Gemelli Coinvolta ditta che doveva trasportare rifiuti Ilva

«Crediamo di aver dimostrato documentalmente che i presunti ostacoli al rilascio della concessione in favore dell’unica ditta privata che aveva presentato istanza, ovvero la Decal, non sono mai provenuti dall’Autorità portuale ma da altre autorità, ovvero lo stato maggiore della Marina militare e l’assessorato regionale». Sono le parole contenute nella memoria consegnata ieri pomeriggio alla procura di Potenza dall’avvocato Dario Pastore, difensore del commissario straordinario dell’autorità portuale di Augusta, Alberto Cozzo, coinvolto nel filone siciliano dell’inchiesta Petrolio. I magistrati lucani avevano convocato per un interrogatorio il commissario portuale – indagato per turbata libertà del procedimento di scelta del contraente in relazione ad una concessione demaniale – che ha scelto però di avvalersi della facoltà di non rispondere. «Ci siamo riservati di farci sentire non appena sarà emesso l’avviso di conclusione delle indagini – prosegue la nota del legale – perché dobbiamo conoscere gli elementi di accusa che a oggi non conosciamo, se non dalla stampa».

Gli sforzi degli inquirentisono focalizzati sull’esame del mancato rilascio di una concessione demaniale per un pontile del porto megarese, situato in contrada Punta Cugno. In quell’area, la società Decal Mediterraneo – nel cui consiglio d’amministrazione siedono i fratelli Carlo e Alfio Fazio, menzionati da l’Espresso tra i 100 nomi di italiani titolari di conti correnti nel paradiso fiscale di Panama – nel 2012 aveva ottenuto l’autorizzazione della Regione Sicilia per la realizzazione di un deposito costiero di oli minerali. Un’opera che, stando alle prescrizioni del decreto regionale, avrebbe dovuto concludersi entro un anno.

Nella stessa area interessata dal progetto dei Fazio, secondo gli investigatori di Potenza, Gianluca Gemelli, compagno della ministra Federica Guidi, ambiva a realizzare un proprio deposito petrolifero. Da lì la guerra nascosta che Gemelli avrebbe condotto contro Decal, agendo come socio occulto della Alfa Tanko. Una società creata a inizio 2015 e risultante allo stato inattiva – con amministratore unico l’imprenditore milanese Alfredo Leto – partecipata per il 91 per cento da Isia global service e per il 9 per cento da Fabio Bellomo, quest’ultimo sentito l’altro ieri dagli inquirenti e sospettato di essere prestanome di Gemelli. La Isia global service, amministrata interamente dallo stesso Leto, è anche l’azienda per la quale, dal novembre 2013, Cozzo svolge l’incarico di avvocato fiduciario. Un’impresa salita alle cronache nazionali lo scorso anno, perché avrebbe dovuto curare il trasporto dei rifiuti speciali – in arrivo via mare dall’Ilva di Taranto – dallo scalo portuale verso una discarica, la Cisma di Melilli, destinataria in quel periodo di un’interdittiva giudiziaria antimafia

Nell’operazione della «cricca del petrolio» volta a scalzare Decal, anche Cozzo ricoprirebbe un ruolo d’ostacolo al rilascio della concessione demaniale necessaria ai Fazio per poter avviare i lavori. Dall’esame dei documenti relativi all’iter amministrativo, emerge che la Decal – tra il 2012 e il 2015 – ha richiesto alla Regione Sicilia tre proroghe consecutive dell’autorizzazione concessa. A motivo di questo temporeggiare, accanto agli effetti della crisi economica, la società lamentava le difficoltà incontrate nel portare a termine la trafila burocratica «avendo l’Autorità portuale di Augusta proposto una concessione onerosa – scriveva – al punto da non poter essere accettata senza l’esperimento di una seria trattativa economica». E che tale trattativa, sottolineava, «è di non facile esecuzione, stante l’attuale situazione di commissariamento della Autorità portuale medesima». La Regione ha concesso a Decal due delle tre proroghe richieste. L’ultima risale al 10 novembre 2014: quattro giorni prima che Cozzo fosse nominato commissario straordinario, succedendo a Enrico Maria Pujia, in carica dal dicembre 2013. Ma la terza richiesta di proroga è stata rigettata dalla Regione a gennaio di quest’anno: quando Cozzo è in carica da più di un anno.

Secondo Pastore, tuttavia, «è impensabile che Cozzo abbia potuto turbare la scelta del contraente». Per il via libera definitivo al progetto, la legge domanda l’ottenimento di ben 16 pareri istituzionali che chiamano in causa non solo gli uffici di Regione e ministeri, ma anche il comando territoriale della Marina militare, oltre alla stessa autorità portuale. «Un procedimento che sarebbe durato non meno di due anni», sostiene Pastore. Per il quale, in merito all’accusa secondo la quale Cozzo si sarebbe speso per avvantaggiare Gemelli a discapito dei Fazio, rimane un interrogativo: «Come si può pensare quindi di favorire un’altra società, ovvero l’Alfa Tanko, che non aveva neppure presentato alcuna istanza di concessione, e se non c’erano nemmeno i pareri favorevoli?». Nel ribadire «l’estraneità di Cozzo» a condotte penalmente rilevanti, Pastore non fa mistero, invece, dei contatti con Gemelli. «Non ci nascondiamo dietro a un dito, Cozzo ha caldeggiato la sua nomina – conclude il legale nelle memorie – ma da qui a dire che sarebbe stata la contropartita per altri favori ce ne vuole».


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