«Qui ci sono funerali ogni giorno, di continuo si sente di gente che muore. Un mio amico viveva in una fattoria e mangiava quello che coltivava, credeva fossero cose genuine, invece è morto di cancro». A parlare è uno dei ragazzi che ieri ha preso parte alla manifestazione organizzata ad Augusta per riportare l’attenzione sul problema dell’inquinamento e mettere un altro tassello per il raggiungimento di un risultato che si aspetta da anni: avere la possibilità di lavorare e vivere senza ammalarsi. Il corteo – partito nel pomeriggio da piazza Fontana – ha registrato la presenza di circa trecento persone e diverse associazione presenti nel territorio e ha attraversato una città che pareva deserta, con alcuni curiosi affacciati ai balconi che venivano puntualmente invitati a partecipare. In diversi momenti sono state ricordate le vittime.
«Viviamo in un’area dove di continuo c’è cattivo odore – racconta uno dei partecipanti a MeridioNews -. Dobbiamo privarci di aprire le finestre e, se facciamo il bagno a mare, quando usciamo dall’acqua rimaniamo un po’ oleosi. I pesci, poi, a volte hanno forme strane o capita che abbiano sapore di benzina. Forse – continua – va meglio a chi compra nei supermercati prodotti con i conservanti». Tra i presenti c’era anche don Palmiro Prisutto, il prete da anni in prima linea nell’impegno contro l’inquinamento e la sensibilizzazione delle istituzioni. Che passa anche dalla lettura – ogni 28 del mese – della lista dei malati di tumore nella zona. Un elenco che si allunga con il passare del tempo. Ma a chiedere l’intervento delle istituzioni, da quelle comunali a quelle di livello superiore, sono anche i cittadini: «Noi non vogliamo che le industrie chiudano e che la gente perda il lavoro. Vogliamo che si mettano in regola e che non si inquini – sottolinea un manifestante che regge uno striscione -. Ci vuole la bonifica e la sicurezza in questi luoghi. Anzi proprio questo porterebbe occupazione perché sono necessari rinnovamenti e personale specializzato». La fiducia nella capacità della politica di dare risposte adeguate manca: «Le istituzioni non esistono, sono loro che hanno permesso questo scempio. Ci sentiamo abbandonati, ma non ci arrenderemo».
E se un signore in bicicletta si sofferma sulla diffusione delle patologie ad Augusta – «non c’è famiglia che ad Augusta non abbia un morto per cancro» -, una donna ricorda le problematiche del mare: «Siamo sul mare ma non possiamo fare il bagno perché a nord è inquinato per via degli scarichi civili, mentre a sud invece c’è il porto e sono presenti forti concentrazioni di mercurio». In città, più che altrove, leggere i necrologi significa informarsi: «Qual è lo stato d’animo? Ormai conviviamo con la morte», ammette la donna. Per qualcuno il livello di attenzione delle istituzioni è anche più basso rispetto al passato: «Adesso – racconta una manifestante – passeremo da un ponte. C’è un punto in cui le alghe rischiano di crescere non permettendo il ricambio dell’acqua tra i due golfi. Ciò procurerebbe una puzza terribile. Una volta questa zona veniva dragata, adesso non lo si fa più».
Tra i partecipanti anche attivisti provenienti dalle città vicine. Come una donna che fa parte del movimento Basta Veleni. «Già a Siracusa viviamo in un ambiente malsano ma arrivando qui ci siamo resi conto che la situazione è più grave – spiega -. Siamo alla fonte del problema, i miasmi qui sono più intensi. Quando i venti portano queste esalazioni, ci tocca chiudere le finestre. Capita di rimanere con uno strano sapore amaro in bocca». A fronte di uno stato di cose ancora lontano da una soluzione, il dato positivo arriva da una maggiore presa di coscienza delle popolazioni. «La gente si informa di più anche grazie ai social dove è nato un gruppo composto da molte persone, tra cui professionisti e specialisti in vari campi – racconta l’attivista -. La prima manifestazione è stata a Siracusa non molto tempo fa, questa è la seconda. Le istituzioni perché devono prendersi carico dei problemi della cittadinanza. Sicuramente – prosegue – un grosso passo avanti l’ha fatto la Procura chiedendo ad alcune aziende di adeguarsi alla normative».
Il futuro per chi vive ad Augusta e dintorni è sospeso tra la speranza di miglioramenti grazie anche alla tecnologia – «si stanno sperimentando nuovi sistemi portatili di monitoraggio a basso costo che dovrebbero farci sapere qualcosa di più sull’aria che respiriamo» – e il timore: «Sono preoccupata, ho paura per i miei figli», ammette una madre, continuando a marciare.
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