Augusta, Castello Svevo in rovina «Dalla Ue al Comune, vogliamo risposte»

La sua struttura ha resistito per otto secoli. Ma adesso potrebbe non farcela più. E’ il Castello Svevo di Augusta, un corpo centrale di quasi quattromila metri quadrati costruito su ordine di Federico II di Svevia nel 1232 e arricchito in seguito da una doppia cinta di fortificazioni spagnole. Una cittadella militare che dal Medioevo svetta sul lato nord dell’isola di Augusta ma che, negli ultimi tempi, sta iniziando a cedere tra l’indifferenza delle istituzioni. «Il castello ha problemi di stabilità – spiega Carmelo Di Mauro, membro di PartecipAgire, punto d’incontro di diverse associazioni che da anni pongono l’attenzione sulla struttura – Colpa soprattutto dell’azione erosiva del mare, ma a complicare le cose ci si mette anche la natura geologica del terreno, in parte argilloso, su cui è costruito». Nonostante l’appello di studiosi e parte della società civile, però, nessun intervento a salvaguardia del bene storico è mai stato effettuato. E adesso le associazioni hanno deciso di rivolgersi con una lettera a tutti i soggetti potenzialmente coinvolti: dalla Commissione europea al Comune di Augusta, passando per il ministero dei Beni culturali, l’assessorato regionale e la provincia di Siracusa. Insieme a diverse iniziative per sensibilizzare e coinvolgere i cittadini, «perché troppe persone sono ormai abituate a vedere il castello come un rudere che fa parte del panorama».

La prima, oggi, in piazza Duomo: una raccolta di pensieri e appelli da recapitare a tutte le autorità competenti insieme alla lettera. Una petizione multiculturale: primi firmatari esterni alle associazioni, infatti, sono stati ieri un gruppo di ragazzi stranieri in visita alla città. Artisti e clown francesi, spagnoli e rumeni – ad Augusta per il progetto europeo di gemellaggio culturale Play Safe – dopo aver fatto un giro attorno alle mura del Castello Svevo, hanno offerto il loro contributo partecipando alla petizione popolare per il recupero e la valorizzazione del monumento federiciano. Una ventina di firme con altrettanti messaggi di sostegno e speranza: «E’ un peccato che non sia curato, in modo che le persone possano goderne – dice Julia Betrian Fatjó – Per i turisti come noi sarebbe un’occasione per conoscere un po’ di storia della città».

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Traduzioni di Carmen Valisano

La storia recente di ordinario abbandono della cittadella militare risale agli anni ’80. Fino al decennio precedente, infatti, il castello era stato utilizzato come carcere, subendo delle modifiche all’interno. «Negli anni ’80 è stato aperto al pubblico», racconta Di Mauro. Migliaia di visitatori in sei, sette anni hanno frequentato il museo di storia militare, «uno tra i più importanti in Italia», allestito all’interno. Istituzione ancora esistente ma priva di uno spazio d’esposizione: parte del suo materiale, infatti, si trova al momento a Catania, al museo dello sbarco. Un periodo di splendore solo a metà. «Ma i problemi maggiori sono per i bastioni; sono stati fatti diversi sopralluoghi ma la questione è morta lì», continua Di Mauro. Troppo ingente la spesa: almeno 100 milioni di euro, una stima ancora approssimativa. Costi giudicati eccessivi e che non si sa bene nemmeno da chi dovrebbero essere sostenuti. «Sul castello c’è un groviglio di competenze – spiega Di Mauro  – Dalla sovrintendenza al Comune, dal demanio pubblico a quello marittimo». Una pluralità di soggetti che PartecipAgire vuole almeno spingere a incontrarsi per discutere del futuro.

Non è la prima volta che le associazioni augustane si occupano del Castello Svevo. A inizio marzo avevano già attirato l’attenzione con un’azione dimostrativa: la pulizia della prima cinta di bastioni, «una bellissima passeggiata da tempo abbandonata e adesso chiusa per motivi di sicurezza». Un fantomatico signor Svevo racconta poi da febbraio su Facebook le sue ansie quotidiane: «Domenica mattina di buon ora ho sentito degli insoliti rumori alla base delle mie mura. Mi ero subito preoccupato data la mia instabilità. Ogni rumore mi fa sussultare, non è facile stare sereni nelle mie condizioni. Ogni giorno può essere fatale». Tutti modi per suscitare curiosità e attenzione sulla cittadella militare.

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Com’è successo al forte Vittoria, sempre ad Augusta, e al castello di Brucoli, antico borgo di pescatori poco distante e meta turistica d’estate. «Avevamo chiesto alla Sovrintendenza di aprirlo almeno d’estate – spiega Di Mauro – Ci eravamo offerti gratuitamente per gestirlo. Ma non abbiamo mai ricevuto risposta». Il bene infatti è stato sì ristrutturato, ma non messo in sicurezza. Una lavoro a metà come nel caso del forte Vittoria: una fortificazione spagnola che sorge su un isolotto, ristrutturata e agibile,cc in tanto di arredi. Ma irraggiungibile. «In fase di progetto hanno dimenticato il punto d’approdo per le barche». Per quanto riguarda il Castello Svevo, comunque, non finisce qui, promettono le associazioni. Oltre alla lettera e al banchetto di oggi in piazza Duomo, per domenica 6 maggio è prevista una passeggiata intorno alla zona della struttura con la guida di esperti in architettura e storia. «Un modo per fare vedere, soprattutto ai più giovani che non hanno mai potuto visitarlo all’interno, un bene di pregio storico e architettonico – conclude Di Mauro – Perché non sarà la Torre di Pisa, ma racconta la nostra storia e noi ci siamo affezionati».


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Il corpo centrale di epoca medievale più la doppia fortificazione spagnola. Un pezzo di storia della costa siciliana adesso ridotto a un rudere, con crepe e cedimenti che ne compromettono la stabilità. Da anni le associazioni augustane chiedono alle istituzioni di occuparsi della tutela del bene, ma nessuno se ne preoccupa. Solo i cittadini, attraverso azioni dimostrative, campagne on line e lettere alle autorità locali ed europee

Il corpo centrale di epoca medievale più la doppia fortificazione spagnola. Un pezzo di storia della costa siciliana adesso ridotto a un rudere, con crepe e cedimenti che ne compromettono la stabilità. Da anni le associazioni augustane chiedono alle istituzioni di occuparsi della tutela del bene, ma nessuno se ne preoccupa. Solo i cittadini, attraverso azioni dimostrative, campagne on line e lettere alle autorità locali ed europee

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