La Corte di Assise di Palermo ha assolto perché il fatto non sussiste Carlo Di Liberto, il 47enne accusato di avere ucciso la compagna c, trovata morta con un’ampia ferita alla testa, in via Settembrini a Palermo, la notte tra il 9 e il 10 maggio del 2019. L’imputato è stato invece condannato alla pena di quattro anni e sei mesi per danneggiamenti e incendi di alcune auto, violazione dei sigilli e minaccia aggravata.
Di Liberto era già stato condannato dal tribunale di Palermo per i maltrattamenti inflitti alla compagna a tre anni e sei mesi di reclusione. Per questo motivo, dal giugno del 2021 si trova in carcere. L’imputato era stato arrestato nello stesso mese per omicidio volontario e maltrattamenti oltre a diversi reati minori. Il tribunale del Riesame aveva successivamente annullato il provvedimento, limitatamente ai gravi indizi di colpevolezza per l’omicidio, confermando la custodia in carcere per i maltrattamenti. Decisione poi annullata dalla Corte di Cassazione che, in accoglimento del ricorso avanzato dalla procura, aveva determinato una nuova applicazione della misura cautelare per omicidio, a seguito di un nuovo giudizio del Riesame.
Secondo l’accusa, la ferita alla testa alla donna sarebbe stata provocata dal un colpo inferto dall’imputato. L’avvocato Giuseppe Brancato che ha difeso Di Liberto ha invece evidenziato che la morte sarebbe stata determinata da causa naturale. I giudici, dopo ulteriori perizie, hanno assolto l’imputato dall’accusa di omicidio volontario disponendone la liberazione.
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