Associazioni antimafia contro i candidati impresentabili «Non possiamo lasciare la nostra terra nelle loro mani»

«Questa campagna elettorale sta dimostrando quanto ancora ci sia da lavorare in Sicilia per cambiare un intero sistema politico che non funziona e che consente la candidatura di personaggi scomodi, inopportuni, o addirittura impresentabili». Si apre così la lettera aperta che Addiopizzo Catania ha firmato insieme all’associazione antiracket antiusura etnea, all’associazione antiestorsione di Catania “Libero Grassi”, il movimento di società civile Città Insieme e il coordinamento provinciale di Libera Catania

«Tutte noi siamo associazioni apartitiche e tali restiamo – spiega a MeridioNews Chiara Barone di Addiopizzo – ma di fronte a certe candidature onestamente eclatanti e scandalose, abbiamo il dovere morale di non tacere. Nessuno potrà dire “non lo sapevo“, per questo vogliamo esortare tutti i cittadini a sfruttare la possibilità di esercitare liberamente la propria preferenza all’interno della cabina elettorale. Avere quella matita in mano ci assicura il potere di scegliere liberamente, ognuno restando della propria idea politica ma dando anche un segnale forte di rifiuto di queste realtà impresentabili».

Non ci sono nomi nella nella lettera che le associazioni indirizzano a tutti i cittadini chiamati al voto, ma i rimandi sono chiari. «Tra gli altri, per esempio – si legge – è inaccettabile che si tolleri la candidatura di un giovane consigliere comunale che in passato sembra avere rimpianto la presenza nei quartieri difficili di boss di spessore, che ha come fratello un soggetto ritenuto vicino al boss dei Carcagnusi e imputato in un processo di mafia e che, in piena campagna elettorale, ha rivendicato a voce alta la propria amicizia con il figlio dello stesso Nuccio Mazzei». Inequivocabilmente il riferimento è a Riccardo Pellegrino e al suo comizio tenuto a San Cristoforo.

«È inconcepibile che si tolleri la candidatura del giovane figlio di un deputato che risulta condannato per associazione per delinquere, riciclaggio, peculato, frode fiscale e truffa». Qui è evidente che si sta parlando di Luigi Genovese, il 21enne messinese figlio di Francantonio Genovese. E non manca anche un riferimento ad Antonello Rizza, ex primo cittadino di Priolo in provincia di Siracusa. «È inverosimile che si tolleri la candidatura di un sindaco appena arrestato e con in corso molteplici procedimenti penali».

Le associazioni fanno questo appello «alla responsabilità politica perché – scrivono – non si può immaginare di consegnare la nostra terra nelle mani di queste persone che non permetteranno mai di fare quel salto di qualità che aspetta da troppo tempo. Il 5 novembre – concludono – tutti i siciliani sono chiamati a dimostrare qualcosa di più di una mera appartenenza partitica o politica: dovranno dimostrare di avere a cuore l’eredità morale e intellettuale che le vittime di mafia hanno lasciato».


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