Asili nido, la rabbia degli ausiliari delle coop «Così rischiamo di perdere il lavoro»

«Vorrei citare il Gattopardo per descrivere la situazione: “Tutto cambia per non cambiare”». Con queste parole Alessandra Sciuto, insieme alle colleghe Anna Pistone, Lucia Sinatra, Giusy Mavilla, Patrizia Sapiente e Rita Lo Faro, ausiliarie delle cooperative che gestiscono l’assistenza negli asili nido comunali, descrive la loro posizione lavorativa. Precaria, anche dopo l’approvazione in consiglio comunale del nuovo regolamento riguardante l’organizzazione e le modalità di partecipazione delle famiglie alle rette degli asili. Nuove regole, ma vecchi problemi, perché a rischio c’è il posto di lavoro.

Dopo mesi di allarmi e continue pressioni affinché il regolamento, così come è stato presentato la prima volta, venisse modificato, non si fermano le polemiche. Nonostante alcune richieste siano state parzialmente accolte. Ma se fino ad ora l’attenzione è stata focalizzata sulla compartecipazione delle famiglie e quindi soprattutto sulle tariffe che il nuovo regolamento introduce, le lavoratrici cercano adesso di puntare i riflettori sulle conseguenze che le riguardano direttamente.

Ad oggi, infatti, gli asili nido comunali sono chiusi e non c’è la certezza che possano riaprire a gennaio come preventivato. «Le mamme hanno svuotato gli armadietti come si fa in estate – racconta Sciuto – E’ tutto fermo». Il problema è che il servizio, così come è stato organizzato dalla giunta guidata da Enzo Bianco, è sostenibile solo con il raggiungimento di un certo numero di bambini, poco più di 500. Se questa soglia non verrà raggiunta, il servizio non ci sarà più e le lavoratrici, probabilmente, licenziate. Solo quelle delle cooperative, però, perché le assistenti comunali sono garantite da un contratto pubblico. Le ausiliarie come Sciuto sono chiamate come supporto alle maestre secondo le esigenze degli asili. Si occupano delle pulizie, ma anche dell’assistenza ai bambini per farli mangiare e dormire.

«Siamo molto preoccupate e ci sentiamo prese in giro, soprattutto dai sindacati che non ci hanno mai detto nulla», dice Giusy Mavilla. «Anzi  – ribatte Anna Pistone – anche dopo l’approvazione della prima delibera, quella della giunta di Raffaele Stancanelli che prevedeva l’eliminazione totale del servizio, hanno addirittura negato tutto. Per questo in massa non rinnoveremo l’iscrizione alla Cgil», promette.

La vicenda nasce proprio l’anno scorso, quando il vecchio consiglio comunale approva la discussa delibera. «Nessuno diceva nulla, però, era tutto tenuto nascosto», fa eco alle colleghe Lucia Sinatra. In estate, dopo le elezioni, si tiene un incontro con la nuova amministrazione e i sindacati. «Ci annunciano il passaggio sotto una nuova gestione e un nuovo progetto che ci soddisfaceva, perché permetteva un aumento del numero dei giorni lavorativi e la possibilità, per chi ha i titoli, di fare qualche supplenza. Poi, a ottobre, il colpo di scena per cui tutto cambia», afferma Mavilla.

La conclusione, arrivata solo qualche giorno fa, oltre a legare il servizio a un numero minimo di richiedenti, stabilisce un nuovo rapporto tra ausiliarie e bambini che, da uno a dodici, passa a uno a tredici. Per capire quante ne verranno impiegate è sufficiente, considerato un numero minimo di 530 bambini, dividere tale cifra per 13 come richiede il nuovo rapporto. Si ottiene un risultato di 40 ausiliari, a cui vanno aggiunti 14 cuochi, uno per ogni asilo. Un totale di 54 persone rispetto alle 99 impiegate attualmente. «Anche nella migliore delle ipotesi – continua Mavilla – e quindi riuscendo a registrare i 740 bambini di cui parla l’assessore, non riusciremmo comunque a essere tutte impiegate, ma al massimo in 70».

Le prospettive non sono rosee e le lavoratrici, alcune delle quali monoreddito, sono molto arrabbiate. Due, in particolare, le strade che si prospettano loro: il licenziamento o la rimodulazione delle ore lavorative al ribasso. «Ma non accetteremo mai di lavorare due ore per poi sentirci dire che ci hanno salvato il posto di lavoro. Per questo vorremmo un incontro con l’assessore Valentina Scialfa, visto che adesso dipendiamo da lei (il servizio è adesso legato alla direzione Pubblica Istruzione, ndr)», afferma ancora Giusy Mavilla. «Speriamo che anche le nostre colleghe ancora convinte che tutto sarà garantito si sveglino e ci supportino, così come le operatrici comunali – dichiara Rita Lo Faro – Perché questo non è solo un problema dei bambini, che giustamente stanno al primo posto, ma di tutti», conclude.

[foto di Stefano Cecere]


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