Incendi, restano difficoltà in attesa degli aiuti regionali «Alcuni allevatori hanno dovuto abbattere il bestiame»

«Solo nel nostro territorio più di 20 aziende non hanno potuto ripartire, altri sono andati avanti attraverso le donazioni arrivate da tutta la Sicilia e dal Comune. Avremo bisogno che la Regione abbassi i prezzi delle materie prime e del foraggio, che è arrivato alle stelle». Giuseppe Miraglia è un allevatore di Regalbuto che dal cinque luglio, ovvero quando la vallata dell’Ennese è stata divorata dalle fiamme, cerca di rimettere su quello che è andato in cenere. Le sue parole a MeridioNews poco dopo aver spento l’ultimo incendio, l’ennesimo, che da un mese rende quasi impossibile la vita degli abitanti della vallata. «Qui l’emergenza sembra non finire – spiega al nostro giornale – Tutti i giorni insieme agli altri allevatori stiamo sempre all’erta, vogliamo evitare che succedano altri disastri, finora siamo noi del posto a monitorare la situazione. Ci vorrebbero delle sentinelle, abbiamo visto i volontari della Protezione civile: loro fanno quello che possono, ma ci vuole personale più attrezzato per muoversi su questi terreni».

Da un mese, la vita degli agricoltori è cambiata. «Adesso dobbiamo avere un occhio di riguardo in più anche per gli animali – fa notare l’allevatore – non ci sono più i pascoli e le recinzioni, quindi ci tocca accudirli». Miraglia, fortunatamente, ha potuto salvare un fazzoletto di terreno grazie al quale può dare da mangiare agli animali. Dopo l’incendio devastante del mese scorso, per gli allevatori inizia una nuova stagione. «Abbiamo avuto donazioni da privati, poche dalle istituzioni – aggiunge l’allevatore – Senza contare che quest’anno il servizio antincendio ha lasciato a desiderare. Per questo, oltre a chiedere alla Regione di intervenire sui prezzi, vorremmo che si abiliti nuovo personale e che si riattivino alcune strade di queste campagne, in modo da avere  delle vie alternative». E mentre la gente del posto fa di tutto per controllare i terreni da altri possibili roghi, la sensazione è quella che dietro le fiamme ci sia sempre la mano dell’uomo. «Non ci sono state denunce per il momento – evidenzia Miraglia – Ma quello che è successo qui è opera di qualcuno che conosce questi posti. E credo che le fiamme non siano frutto di una distrazione o opera di qualcuno che voglia bruciare sfalci di potature».

Le parole dell’allevatore arrivano nel giorno in cui a Palermo è atteso il ministro alle Politiche agricole e forestali Stefano Patuanelli insieme alla viceministra del ministero dello sviluppo economico Alessandra Todde. I componenti del governo guidato da Mario Draghi incontreranno il primo cittadino di Palermo Leoluca Orlando che, in qualità di presidente dell’Anci (Associazione nazionale Comuni italiani) rappresenterà le ragioni dei sindaci dell’Isola. Dopo aver dichiarato lo stato di emergenza, la Regione lo scorso otto agosto ha annunciato interventi a sostegno delle imprese zootecniche colpite dagli incendi.  La decisione del presidente Nello Musumeci è arrivata dopo un vertice con il capo del dipartimento di Protezione civile Salvo Cocina e il responsabile della segreteria tecnica Giacomo Gargano. «Per accedere al beneficio, gli allevatori dovranno dichiarare alla Protezione civile siciliana la superficie a pascolo andata in fiamme, lo stoccaggio di fieno distrutto e il numero di capi detenuti – è quanto riporta l’annuncio sul sito della Regione siciliana – Saranno ristorate anche le spese necessarie al ripristino delle recinzioni delle aree destinate a pascolo». E se da un lato ci sono gli annunci, stenta a concretizzarsi l’accordo tra la Regione e alcune realtà ambientaliste pensato per monitorare il territorio dal rischio roghi.

Nell’attesa dei vertici e degli aiuti, Fabio Venezia, il sindaco di Troina, sempre nell’Ennese, fa il punto sulla situazione. «Da questi incontri non ci aspettiamo miracoli – afferma Venezia alla nostra testata – Ma intanto vorremmo che vengano forniti il foraggio e i pali per la recinzione. Come Comune abbiamo dato un po’ di aiuti, come potevamo. C’è stato poi chi è stato costretto a mandare il bestiame in macellazione. Tra Troina, Regalbuto e Agira ci sono almeno 80 aziende in serie difficoltà. Per non parlare di quello che sta accadendo nelle Madonie, dove circa 400 aziende hanno avuto danni importanti».

Ed è proprio sui monti del Palermitano che la furia implacabile del fuoco sembra essersi scatenata. Nelle ultime ore hanno bruciato i terreni del Monte Pellegrino, mentre tre giorni fa le fiamme hanno interessato Geraci Siculo, Scillato, San Mauro Castelverde, Collesano, Lascari e Gangi. «Non abbiamo una stima precisa dei danni perché abbiamo dato tempo fino al prossimo 27 agosto alle aziende per farci avere un censimento esatto – spiega il sindaco di Ganci Francesco Migliazzo -. Di sicuro, abbiamo visto che moltissime aziende hanno subito danni per centinaia di migliaia di euro e questo significa che l’ammontare supera qualche milione: solo il ripristino della linea telefonica costerà 300mila euro». 

Anche alcune comunità madonite avevano partecipato alla rete di sostegni per aiutare chi è rimasto vittima del fuoco dall’altra parte della Sicilia. Da giorni, però, anche le zone palermitane sono di fronte a disastri senza precedenti. «C’è chi ha perso tutto il raccolto, chi ha avuto danni a stalle o magazzini, chi danni alle aziende. Insomma, c’è tanto da lavorare perché i danni sono enormi», commenta Migliazzo. Anche qui si aspetta di sapere cosa deciderà la Regione dagli incontri delle prossime ore. «La Regione si è detta disponibile ad aiutarci: ci ha chiesto il numero della aziende interessate dagli incendi e che ricadono sul territorio – fa sapere Migliazzo – Abbiamo avuto alcuni incontri interlocutori con alcuni assessori, con il prefetto, con la Protezione civile. Le intenzioni ci sono da parte di tutti – conclude il primo cittadino – Ma noi manterremo alta l’attenzione perché alle parole si passi ai fatti e tutti possano essere aiutati a ripartire. Gli incendi della settimana scorsa, che hanno colpito le Alte Madonie, sono state una calamità non voluta da nessuno, se non da qualche mano criminale».


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