Isola Bella, ambientalisti contro maxi-campo di boe «Attività dei barcaioli danneggerà i fondali protetti»

Come sarà fare il bagno all’Isola Bella la prossima estate? Domanda non da poco in periodo di pandemia, quando l’orizzonte temporale delle libertà personali dista la durata di un Dpcm o di un’ordinanza regionale. Tuttavia a Taormina, comune in cui ricade una delle più note attrazioni naturali della Sicilia, esiste un motivo in più per chiederselo. Che da mesi covava tra le chiacchiere cittadine e che nei giorni scorsi ha trovato forma in una diffida inviata da una serie di associazioni ambientaliste contrarie alla realizzazione dei nove campi boe previsti nel piano spiagge votato dalla giunta guidata dal sindaco Mario Bolognari a fine 2019. «Si diffidano il dipartimento regionale Ambiente, la Sta di Messina (ufficili territoriali del Demanio, ndr), il Comune, il Consiglio comunale dall’intraprendere e avanzare qualunque iniziativa o atto amministrativo finalizzato al rilascio di concessioni demaniali», si legge nel documento firmato da Wwf Sicilia Nord Orientale, Man, Legambiente, Associazione Patrimonio Sicilia

Nel mirino sono finite le possibili conseguenze dell’installazione dei sistemi che permetterebbero ai barcaioli di sostare nello specchio d’acqua antistante il litorale, facendo da taxi del mare per i turisti interessati alle escursioni. Qualcosa che a Taormina non è certo una novità, ma che con i campi boe acquisirebbe – specialmente da un punto di vista delle proporzioni – un profilo decisamente più strutturato. Tale, secondo gli attivisti, da minacciare l’ambiente. Oltre i due previsti per l’Isola Bella, i campi boe dovrebbero essere allestiti anche nelle baie di Villagonia, Mazzarò, San Nicola, Spisone e Mazzeo. Con tanto di realizzazione dei corridoi di avvicinamento e aree di alaggio «in tratti di spiaggia – si legge nella diffida – adibiti oggi alla balneazione». A impensierire le associazioni sono i pesi e le catene che potrebbero danneggiare i fondali, in una zona ricca di vincoli e tutele. «L’area di alaggio prevista all’Isola Bella vanificherebbe il lavoro eseguito dal Wwf, gestore della riserva tra il 1999 e il 2006, che ha liberato 30 imbarcazioni e relativi verricelli – proseguono le associazioni – Un’area che striderebbe con i lavori di bonifica appena ultimati, con i quali sono stati rimosse alcune aree cementizie a cura del Cutgana, attuale gestore». 

Ma i problemi sarebbero anche altrove: a Mazzarrò il rischio potrebbe essere di vedere occupato «l’unico tratto di spiaggia oggi fruibile», mentre nella zona di Capo Sant’Andrea, non lontana dalle boe e dalle aree di alaggio, riguarderebbe il timore di cedimenti del costone in un’area già sotto l’attenzione dell’assessorato regionale. Più in generale ciò che viene contestato è il tenere poco in conto delle ricchezze naturali e archeologiche custodite dal mare antistante le note località turistiche. «Zone archeologiche sottomarine già vincolate», si ricorda nella diffida, citando anche «l’opposizione espressa ripetutamente dal Parco Archeologico di Naxos-Taormina». Tra chi si oppone c’è Eddy Tronchet, presidente di Patrimonio Sicilia. «L’impatto delle boe – dichiara a MeridioNews sarebbe devastante sia dal punto di vista naturalistica, archeologico e culturale ma anche per la fruibilità pubblica delle zone. Per questo il Comune deve ritirare il piano». Dello stesso avviso Anna Maria Scifo, che con il Wwf in passato ha gestito la riserva dell’Isola Bella. «Questo è uno scrigno di biodiversità, al punto che i siti fanno parte della rete Natura 2000. Sono aree protette dalla Comunità europea. Ci batteremmo affinché queste baie diventino riserva marina», assicura Scifo.

Parlare di escursioni in mare e di fondali, da queste parti non fa pensare soltanto all’ambiente. Perlomeno non più dal giugno del 2019, quando un blitz della guardia di finanza portò all’arresto di oltre trenta persone. Nel mirino dei magistrati finirono gli interessi delle cosche – da una parte il clan Cintorino-Cappello e dall’altro i referenti locali della famiglia Santapaola – nella gestione delle attività turistiche della zona. Ingerenze sotto forma di pizzo imposto agli imprenditori locali, barcaioli compresi. Tra le vittime, secondo gli inquirenti, ci sarebbe stato anche Francesco Cacopardo, imprenditore che ha nel ristorante Pizzichella la principale attività all’Isola Bella. Per i magistrati l’uomo sarebbe stato sotto estorsione da parte di Salvatore Leonardi, 53enne di Castiglione, ritenuto contiguo ai Santapaola. L’uomo avrebbe fatto presente a Cacopardo il rischio di incorrere in ripercussioni nel caso in cui non avesse acconsentito alla spartizione delle attività economiche sul litorale e alla cessione di una percentuale degli incassi alla famiglia mafiosa. «Non sono mai stato sottoposto al pizzo», assicura il diretto interessato contattato a MeridioNews. Una tesi che ha trovato conferma nel verdetto di primo grado del processo Isola Bella, dove Leonardi ha scelto l’abbreviato. Il 53enne, infatti, è stato condannato a quattri e otto mesi per un’altra estorsione, mentre è stato assolto perché il fatto non sussiste dall’accusa di avere imposto il pizzo a Cacopardo. Per capire meglio le valutazioni fatte dal giudice bisognerà attendere le motivazioni della sentenza. 

Francesco Cacopardo è anche il presidente dell’associazione Taormina Mare Blu che, pochi mesi prima del blitz, presentò la proposta alla struttura territoriale messinese del Demanio per ottenere una nuova concessione per occupare uno specchio acqueo di oltre 11mila metri quadrati all’Isola Bella. Praticamente l’area prevista nel piano spiagge per il campo boe. «Abbiamo fatto la nostra richiesta al Demanio, rispettando tutto l’iter e consapevoli del fatto che nello strumento di pianificazione del Comune è prevista la realizzazione di questo progetto. Le polemiche onestamente non le comprendo, considerato che il piano non è stato votato ieri», commenta Cacopardo a riguardo. Per le associazioni, tuttavia, la partita non sarebbe chiusa. Anzi. «Una recente normativa prevede che debba essere il Consiglio comunale a votare la delibera, non basta la giunta», assicura Tronchet, aggiungendo poi che in ogni caso la gestazione del piano sarebbe stata viziata dalla mancanza di una valutazione di incidenza ambientale, necessaria considerata la presenza di siti di interesse comunitario.

A tagliare la testa al toro, convinto del fatto che l’intera polemica non ha motivo di esistere, è però il sindaco. «Campi boe all’Isola Bella non ce ne saranno – esordisce Mario Bolognari, al telefono -. Così come non ne faremo altrove. Gli unici saranno a Mazzeo e Villagonia». Il primo cittadino assicura che fin dal primo momento la volontà dell’ente comunale era quella di seguire le indicazioni della Soprintendenza del mare. «In un primo tempo si era mostrata favorevole, poi ha cambiato parere e noi senza problemi ci adatteremo», continua Bolognari. Resta però il fatto che nel piano spiagge ne sono previsti ben nove di campi boe. «Il fatto che siano stati previsti non significa che automaticamente verranno realizzati. L’autorizzazione dovremmo darla noi e non la daremmo – va avanti il sindaco -. Anzi abbiamo ancora un mese per rimettere mano al piano e modificarlo, in ogni caso posso rassicurare tutti del fatto che non è necessario questo allarmismo».


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