Denise Pipitone, il caso dell’appello della 21enne in Russia La madre: «Siamo speranzosi ma non ci vogliamo illudere»

«Vogliamo rimanere con i piedi ben piantati per terra. Cautamente speranzosi ma senza illuderci più di tanto. Le segnalazioni del passato ci hanno insegnato che l’illusione non porta a nulla. Chiediamo che venga eseguito l’esame del Dna, che è l’unica soluzione per fugare ogni dubbio». Sono state queste le parole di Piera Maggio, la mamma di Denise Pipitone, dopo avere appreso la notizia di un video-appello di una ragazza al primo canale della televisione russa per cercare le sue origini e la sua famiglia. La ragazza che ha 21 anni, la stessa età che avrebbe oggi la bambina scomparsa la mattina dell’1 settembre del 2004 da Mazara del Vallo, in provincia di Trapani.

Oltre alla coincidenza anagrafica, a fare ben sperare è la forte somiglianza a Piera Maggio di questa ragazza. Rapita quando era una bambina, non ha foto dei primi anni di vita e non ricorda quasi nulla. Solo un treno a bordo del quale avrebbe viaggiato, una donna rom che la porta davanti a una chiesa a chiedere l’elemosina. È lì che la polizia l’avrebbe trovata e, scoperto che la donna non era la madre e che la bambina era senza documenti, affidata in un orfanotrofio. Olesya Rostova è il nome che le danno nella struttura. «Non ti ho mai dimenticato, ti sto cercando. Eccomi qui, sono viva, voglio conoscerti e trovarti». È l’appello che la ragazza (che non conosce la sua data di nascita e nemmeno il suo vero ha fatto durante il programma пусть говорят (in italiano Lasciali parlare). 

Qui la notizia è arrivata grazie a Helena, una infermiera di origine russa che vive e lavora in Italia da 20 anni, che l’ha segnalata alla trasmissione Chi l’ha visto? di Rai3 che si sta occupando di ricostruire la vicenda proprio questa sera. Ospite della trasmissione è l’avvocato Giacomo Frazzita che da sempre assiste Piera Maggio. «La speranza è il colpo di fortuna, qualcuno che inciampi su Denise Pipitone, come questo caso in Russia», dice il legale. Intanto, un campione di Dna sarebbe già stato prelevato dalla ragazza per confrontarlo con quello dei genitori di Denise. L’avvocato lega questa vicenda alla storia della bambina che fu notata in metropolitana a Milano nel 2005 da una guardia giurata. Una donna la chiama «Danàs». La piccola risponde: «Dove mi porti?», con una cadenza che sembra siciliana. La guardia giurata aveva anche raccontato di avere notato sul volto della bambina un graffio sotto l’occhio, proprio come quello che aveva Denise al momento della scomparsa.


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