Il sindaco di Messina torna all'attacco del governo regionale, ritenuto responsabile della mancata rimozione di Paolo La Paglia. Il dirigente generale dell'Asp considerato il principale colpevole della situazione nel capoluogo, da alcuni giorni zona rossa
De Luca accusa Musumeci e Razza di «logiche mafiose» «Pronto a dimettermi». E cita Che Guevara e Gesù Cristo
Il compagno Cateno. Nella lotta senza quartiere contro i vertici della sanità messinese e, all’orizzonte, Nello Musumeci e Ruggero Razza, De Luca non rinuncia a nulla. Neanche a citare Che Guevara e, nel farlo, a pubblicare sulla propria pagina Facebook un’immagine con il logo di Potere al Popolo. Probabilmente una svista, di certo qualcosa su cui il sindaco peloritano soprassederà senza tentennamenti, convinto com’è del fatto che i problemi, da mesi a questa parte, siano ben altri. E abbiano un nome e un cognome: Paolo La Paglia. Il dirigente generale dell’Asp di Messina è ritenuto, infatti, da De Luca il principale responsabile della situazione epidemiologica nella città che, già da qualche giorno, si trova in zona rossa. «O io o la Paglia», è il titolo dell’ultimo post del sindaco. Seguito da un’altra citazione ancora più illustre: «Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno», scrive prendendo in prestito direttamente le parole di Gesù Cristo sulla croce.
Nella polemica mai chiusa con Nello Musumeci – al cui posto non ha mai negato di ambire – De Luca oggi gioca la carta della minaccia delle dimissioni. «Non sono arrabbiato eamareggiato per la reazione di una parte di cittadini e imprenditori ormai disperati per l’aumento degli effetti pandemici», ha assicurato, nonostante nei giorni scorsi non siano state poche le critiche per l’ordinanza sindacale – poi ritirata – che rafforzava ulteriormente la zona rossa. «Sono indignato – attacca il sindaco – per l’omertà della classe politica, per gli attacchi, minacce e strumentalizzazioni che ho subito in questi ultimi tre giorni dai poteri forti che hanno approfittato della disperazione della gente per farmi fuori con l’ausilio di quelle sigle sindacali che ormai hanno dovuto smettere di usare il Comune di Messina e le sue partecipate come un bancomat».
Ma il primo cittadino, non nuovo a sfuriate mediatiche, lancia poi un’accusa pesante, parlando di «logica mafiosa dell’omertà e della complicità» delle istituzioni. Anche in questo caso, i nomi non mancano: «Nello Musumeci e il suo assessore alla sanità Ruggero Razza hanno avallato e sostenuto questa strategia criminale nel miei confronti perché ho chiesto la testa del loro uomo di fiducia Paolo La Paglia». Per De Luca, il piano in atto porterebbe a lasciare «i servi sciocchi al comando dell’Asp» ed è per sottrarsi a questa situazione che ha preparato la lettera di dimissioni. A cui verrà riservata sufficiente eco: alle 19 è prevista la lettura a social unificati.