Il sindaco ha parlato di un arretrato di tremila casi, smaltito soltanto nei giorni scorsi. L'azienda sanitaria ridimensiona i numeri. Ma il problema dello scostamento tra i dati della Protezione civile e quelli in mano all'Iss resta. Già a giugno un caso simile
La polemica sui ritardi nella registrazione dei positivi De Luca attacca Asp di Messina, ma c’è chi sta peggio
Numeri che non combaciano, ritardi nel caricamento delle pratiche e una comunicazione che – al netto della complessità dell’argomento – non è mai stata alla portata del cittadino. La pandemia si conferma terreno scivoloso non solo per i ripetuti cambi di rotta nella gestione delle misure di contenimento, ma anche perché oggetto di polemiche di carattere politico. Negli ultimi giorni a tenere banco è la denuncia fatta dal sindaco di Messina Cateno De Luca, sui tremila contagi che sarebbero saltati dai conteggi dell’Asp di Messina, che li avrebbe recuperati soltanto con ritardo.
Un fatto questo che ha portato De Luca – nel cui mirino da mesi è finito l’operato del dirigente generale Paolo La Paglia – a sostenere che l’accaduto ha aggravato la situazione epidemiologica in città. Un’accusa pesante che arriva pochi giorni dopo la decisione del governo regionale di instaurare la zona rossa nel capoluogo peloritano e la successiva ordinanza sindacale con cui De Luca ha ulteriormente rafforzato le misure restrittive. «Con molta probabilità larga parte dei nominativi che non sono stati inseriti tempestivamente in banca dati – dichiara il primo cittadino a MeridioNews – non è stata sottoposta da subito ad attività di vigilanza e soprattutto non è stato fatto il tracciamento dei contatti stretti. Questo significa di fatto che si è consentito a un numero così importante di persone, già positive al tampone molecolare, di contagiare altri soggetti».
Su un documento dell’Asp, visionato da MeridioNews e che fa riferimento al 7 gennaio, si legge: «Si precisa che nel periodo intercorrente tra il 22 dicembre e il 5 gennaio sono stati caricati sulla piattaforma Iss (Istituto superiore di sanità, ndr) 3129 nuovi positivi riferiti al distretto di Messina recuperando il ritardo accumulato». Sul punto, però, la posizione dell’Azienda sanitaria provinciale è diverso: «Quel numero non rappresenta il totale dell’arretrato ma è comprensivo anche degli oltre duemila casi diagnosticati nel periodo di riferimento – commenta a MeridioNews Carmelo Crisicelli, per diversi mesi facente funzioni di commissario Covid nel Messinese fino alla nomina di Maria Grazia Furnari – Il ritardo, dettato esclusivamente dall’elevata mole di dati da gestire a fronte di un personale che fino a poche settimane fa era insufficiente, ha riguardato un picco di novecento casi. In ogni caso è un fatto già rientrato e che non ha causato problemi di contenimento dell’epidemia».
La catena di raccolta e trasmissione delle informazioni parte dalla Protezione civile e poi, attraverso le singole Asp, arriva all’Istituto superiore di sanità. Passaggi non automatici, che in più di un caso hanno causato scostamenti tra i dati in possesso della Regione e quelli in mano al ministero della Salute. A fine giugno, una situazione simile ma per certi aspetti opposta si era già registrata in Sicilia: i nuovi contagi quotidiani erano pochi, le notizie di guarigioni circolavano, eppure il totale dei positivi rimaneva troppo alto. Anche in quella circostanza si parlò di «delicato processo di allineamento». Una situazione che parrebbe ancora oggi essere attuale: stando ai dati in possesso delle Aziende sanitarie, nell’ultima settimana tutte le province sono interessate da arretrati.
La provincia di Messina, peraltro, sarebbe la seconda messa meglio con una carenza del 6 per cento. Meglio fa soltanto Catania (un per cento). I maggiori scostamenti si avrebbero all’Asp di Siracusa, dove vanno ancora caricati i dati di oltre quattrocento positivi, pari al 41 per cento di quelli diagnosticati. Ritardi importanti anche a Trapani (34 per cento), Agrigento (32 per cento) e Caltanissetta (25 per cento). Più contenuti gli arretrati delle Asp di Enna (17 per cento), Palermo (13 per cento) e Ragusa (8 per cento). In totale sulla piattaforma dell’Iss mancherebbero quasi 1700 positivi diagnosticati nell’ultima settimana in Sicilia.