Il direttore generale dell'Asp di Trapani e l'esponente dei Popolari e Autonomisti sono coinvolti nell'inchiesta sugli appalti pilotati nel settore della sanità. Il primo a fine 2017 era direttore della Centrale unica di committenza. La trattativa non andò in porto
L’interesse del deputato Pullara per «la gara delle gare» In cambio Fabio Damiani chiese garanzie sulle nomine
«Tu stai con le spalle al muro e glielo dici pure a Carmelino. Dici: “Carmelino, che minchia fai?“». Il diminutivo è quello con cui il direttore generale dell’Asp di Trapani Fabio Damiani e il suo faccendiere agrigentino Salvatore Manganaro (entrambi finiti in carcere nell’ambito delll’inchiesta Sorella Sanità che oggi ha portato a 23 indagati e dieci arresti per appalti pilotati) si rivolgono al deputato all’Assemblea regionale siciliana e capogruppo di Popolari e autonomisti Carmelo Pullara, indagato nella stessa indagine.
A essere scoperchiato è stato il «patto di ferro» tra Manganaro e Damiani per orientare gare d’appalto da centinaia di milioni di euro. La più appetitosa sembra essere «la gara delle gare, quella che tutti vogliono» sui servizi di pulizia. Tra gli interessati ci sarebbe stato anche lo stesso Pullara. Il vicepresidente della commissione Salute all’Ars che, adesso, è indagato per turbativa d’asta. Sarebbe stato lui a chiedere a Damiani un appoggio per l’impresa Manutencoop (di cui è referente) nella procedura da oltre 227 milioni di euro bandita il 30 ottobre del 2017 dalla Centrale unica di committenza della Regione Sicilia, il cui direttore era proprio Damiani, che rivestiva anche la carica di presidente della commissione aggiudicatrice. Una dinamica di do ut des che, però, resta solo teoria. In pratica, il patto non sembra poggiare su basi solide.
È Manganaro, «con la solita spregiudicatezza» come scrivono gli inquirenti, a consigliare a Damiani di «vendersi il culo» con Pullara per provare a ottenere in cambio nomine nel settore della sanità. Damiani, «più spregiudicato ancora», aveva già provato a tastare il terreno ottenendo però dall’onorevole solo risposte evasive. «Non può, dice “vediamo”», riferisce. «Se io non prendo niente a questo giro, mando affanculo tutti, soprattutto questa gara». Il tempo di uno sfogo di rabbia, poi Damiani, da bravo stratega, decide comunque di tenersi buono per il futuro il deputato licatese, che avrebbe sempre potuto tornargli utile.
Stando a quanto ricostruito, sarebbe questo il motivo per cui Damiani dà un punteggio comunque alto all’impresa, contando sull’aiuto dell’ingegnere Giuseppe Di Martino (commissario di gara, adesso sottoposto al divieto temporaneo di esercitare attività professionali e pubblici uffici) per «scafazzarla pesantemente». A Di Martino, infatti, sarebbe spettato il compito di dare un puntaggio basso così da essere sicuri che Manutencoop non avrebbe vinto.
Insomma, Damiani con Pullara «fa la parte» e, adesso, è indagato per istigazione alla corruzione per ottenere agognati incarichi ai vertici dell’ufficio sanitario. «Quindi, però, me lo cugliunio proprio. Alla fine non me ne fotte niente». Un gioco delle parti che si sarebbe reso necessario, in realtà, anche perché Damiani e Manganaro sono consapevoli del fatto che l’onorevole potrebbe avere la possibilità di monitorare l’andamento della gara. Il ruolo di segretaria verbalizzatrice nella stessa procedura di aggiudicazione era stato assegnato alla sorella di Pullara, dipendente della Cuc.
«Leggo che sarei indagato a piede libero per avere turbato un pubblico incanto. Vorrei precisare – afferma in un comunicato Pullara – che non ho ricevuto nulla e, qualora dovessi ricevere qualche comunicazione giudiziaria, la mia fiducia nella magistratura mi consentirebbe di viverla serenamente». Non è la prima volta che il nome del deputato finisce in questioni giudiziarie. Circa un anno fa, era spuntato nelle intercettazioni dell’inchiesta Assedio. In quel caso, il capomafia di Licata Angelo Occhipinti parlando di lui senza sapere di essere intercettato lo aveva definito «a disposizione». Anche in quel caso, Pullara si era detto «estraneo ai fatti» e si era sospeso dalla commissione regionale Antimafia.
«Non posso che notare – aggiunge Pullara – che ogni volta il mio nome riprende quota politicamente e se ne parla per occupare qualche posizione più alta, qualcosa tenta di stopparlo. Ebbene, continuerò determinato per la mia strada, certo delle mie azioni sempre improntate alla legalità». Pure in questa occasione, Pullara sta valutando se autosospendersi dal ruolo in commissione Antimafia.