Campagna acquisti della Lega per allargare il gruppo Tanti i nomi che circolano, ma in pochi si sbilanciano

La curiosità di certo non manca. Dalle parti di Palazzo dei Normanni è un chiacchierio continuo, quello che fa da colonna sonora alla nascita del gruppo parlamentare della Lega, annunciato direttamente da Matteo Salvini e composto da Antonio Catalfamo (capogruppo), Marianna Caronia, Orazio Ragusa e Giovanni Bulla. Quattro è almeno il numero di partenza. Ma nell’ottica di un rimpasto di giunta, annunciato dal governatore Nello Musumeci per metà legislatura, la campagna acquisti sembra già iniziata. E tra i corridoi si fa un gran parlare su chi potrebbe aggiungersi ai quattro leghisti in salsa sicula. Di nomi ne circolano tanti. Di conferme, al momento, non ce n’è nessuna. Anche se non mancano i possibilisti. Senza contare che, numeri alla mano, il rimpasto dovrà tenere conto della nuova geografia politica di sala d’Ercole, compreso il gruppo di Ora Sicilia che non ha mai fatto mistero di aspettarsi una nomina in giunta. 

Così dalle parti del Carroccio, che nell’Isola rischia di trasformarsi in un carretto siciliano dal sapore democristiano, si punta alla quantità, con l’obiettivo di arrivare al rimpasto di primavera con un gruppo che abbia un peso significativo nel voto d’Aula.

Intanto i nomi circolano. Da quelli di due deputati cinquestelle, Giovanni Di Caro e Matteo Mangiacavallo, fino ai due forzisti Alfio Papale e Riccardo Gallo e all’autonomista Carmelo Pullara. Secca la smentita di Mangiacavallo, secondo cui «nessuno tra i deputati del Movimento è interessato a passare alla Lega. Qualche giorno fa circolava la voce, prontamente smentita, della collega Angela Foti, che ha ironizzato sostenendo che piuttosto si rifarebbe bionda. Io non arrivo alla tinta dei capelli, ma le assicuro che piuttosto che passare alla Lega mi ritiro dalla politica». Smentisce anche il collega di partito di Mangiacavallo, Giovanni Di Caro, ma con toni meno definitivi. «Queste voci – dice – non hanno alcun tipo di fondamento, al momento sto bene dove sto».

Mentre si dice «stranito» il vicecoordinatore regionale di Forza Italia Riccardo Gallo, che precisa di avere «tutta l’intenzione di restare nel mio partito». Ma dalle parti di Forza Italia il timore di perdere un altro pezzo è concreto. Rumors di palazzo registrano infatti i malumori del catanese Alfio Papale, storico volto del centrodestra in provincia di Catania, e conseguenti trattative per il passaggio al neonato gruppo della Lega. Papale da due legislature è deputato regionale di Forza Italia. Ad avvalorare chi lo vuole in rotta con Miccichè e compagnia è anche un dettaglio che arriva dalla sua città, Belpasso. Qui il suo candidato sindaco alle ultime amministrative del 2018, Gregorio Guzzetta, uscito sconfitto al ballottaggio, è salito sul carro della Lega e la rappresenta in consiglio comunale. «Io sono e resto un moderato e quindi sto bene in Forza Italia – smentisce Papale – non ho mai cambiato partito in vita mia e non intendo farlo adesso. E poi a me non sembra che in Sicilia ci siano tutti questi amanti della Lega». 

Diversa, infine, la prospettiva dell’autonomista Carmelo Pullara, che precisa di voler restare dove si trova, ma aggiunge anche che «il ragionamento, secondo me, va fatto in maniera diversa, in termini di gruppo, non come singoli. E penso che questo sia anche il punto di vista dei miei colleghi. Quando il gruppo deciderà il da farsi, si vedrà anche con chi farlo, se con la Lega, con Fratelli d’Italia o altri». I tempi per questa elaborazione collettiva? «Dipendono – ammette Pullara – dall’evoluzione del quadro politico». Certo, i popolari e autonomisti dovranno anche fare i conti col rimpasto, dal quale potrebbero uscire indeboliti in termini di rappresentanza all’interno della giunta (al momento del gruppo sono espressione gli assessori Cordaro, Lagalla e Scavone, nonostante i deputati del gruppo siano soltanto cinque). «Una cosa – commenta ancora Pullara – è la compagine uscita dalle elezioni, altra cosa è la geografia parlamentare che si è creata nel corso della legislatura. Sta a Musumeci trovare un equilibrio tra queste due componenti. Certo, alla Lega un assessorato bisognerà riconoscerlo, non tanto per dar loro l’assessore, quanto per la condivisione della responsabilità delle scelte all’interno della coalizione di governo».


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