In quale delle due principali città dell'isola si vive meglio? Se nella classifica nazionale occupano solo il 97esimo e il 98esimo posto, andando a guardare i singoli indicatori vengono fuori diverse analogie e alcune differenze
Catania giovane e litigiosa, Palermo costosa e culturale Il derby sulla qualità della vita declinato dal Sole 24 Ore
«Catania è febbrile, sfottente e allegra. Palermo invece appagata, ironica e malinconica». Ne è passato di tempo dal lucido teorema fatto da Pippo Fava, nel 1980, dei due territori siciliani in eterna contrapposizione. Oltre alla secolare contesa linguistica tra arancino e arancina, il derby si gioca adesso sulla qualità della vita ed è un testa a testa, a dir la verità abbastanza deprimente viste le posizioni nella classifica nazionale, in cui alla fine la provincia etnea precede di un’incollatura quella del capoluogo di Regione: 97esima posizione la prima, 98esima la seconda. Dal grafico elaborato con i dati analizzati dalla classifica del Sole 24 ore, che mostra un calo generalizzato in tutta l’Isola, emergono differenze e similitudini tra le due province.
«Catania è fertile, litigiosa e sporcacciona. Palermo invece è culturale, costosa e innovativa». Potrebbe suonare così oggi un corollario alla luce dei numeri emersi dalla versione extra large della tradizionale indagine sul benessere nei territori che quest’anno, per la trentesima edizione, si è basata su novanta indicatori (l’anno scorso erano 42) divisi in sei macro aree tematiche: Ricchezza e consumi, Affari e lavoro, Ambiente e servizi, Demografia e società, Giustizia e sicurezza, Cultura e tempo libero.
A Catania si nasce molto e si muore poco, a Palermo si nasce un po’ meno e si muore di più. La categoria Demografia e società è, comunque, l’unica in cui entrambi i territori spiccano nella parte alta della classifica. Catania è al 14esimo posto, Palermo al 35esimo. La differenza la fa anche il saldo migratorio interno, cioè lo scarto tra il numero degli iscritti e quello dei cancellati per trasferimento dal Comune. Più del doppio le persone che hanno abbandonato il Palermitano: meno 4,1 per cento rispetto al meno 1,7 del Catanese. A restare nel territorio etneo sono, però, soprattutto le persone di una certa età. Per l’indice di vecchiaia (il rapporto tra gli ultra 65enni e la popolazione tra gli zero e i 14 anni), infatti, Catania e provincia si piazzano al quarto posto della classifica nazionale, quattro posti sopra i cugini rosanero. Quelli che, però, restano nel capoluogo di Regione sono più fortunati perché, in media, hanno delle pensioni più alte: 1.175 euro al mese, al fronte dei 1.088 che arrivano nelle tasche dei loro coetanei etnei.
Le buone notizie sono praticamente finite per i cittadini di entrambi i comprensori. Tutte e due sono in fondo alla classifica per la macro area Affari e lavoro. Palermo in 100esima posizione e Catania due posti dopo. Più o meno allineate per tasso di disoccupazione (96esima la prima e 94esima la seconda), anche giovanile (rispettivamente in 101esima e 95esima posizione), e per tasso di inattività – cioè persone che non sono occupate e non cercano lavoro (105esima e 104esima). La differenza la fa, però, lo spirito imprenditoriale e innovativo dei catanesi: 9,3 imprese registrate per ogni cento abitanti (contro le 7,8 palermitane) – di cui 6,7 straniere (mentre quelle palermitane si fermano a 4,8) – ma a Palermo aprono più start up innovative (7,2 ogni mille società contro le 5,3 del Catanese). Tutto si riallinea, però, per le imprese in fallimento.
Lo scettro di Capitale della Cultura 2018 per Palermo, secondo il report del Sole 24 ore, è stato meritato: 47esima della classifica nazionale per densità dell’offerta culturale (che tiene conto del numero di spettacoli ogni dieci chilometri quadrati) guarda dall’alto Catania che resta invece in 90esima posizione. Per gli amanti della lettura non ci sono grosse disparità: biblioteche e librerie sono all’incirca sullo stesso livello. Basso. A fare la differenza sono soprattutto mostre ed esposizioni, sotto categoria per cui la provincia palermitana è la 14esima in Italia (ben 28 posizioni sopra quella catanese).
Forse anche per questo, però, vivere nel Palermitano costa di più: il prezzo medio di vendita delle case, calcolato su appartamenti nuovi di 100 metri quadrati in zona semicentrale, è di 1.900 euro contro i 1.150 dell’area etnea. Non cambia molto per chi sceglie la soluzione dell’affitto: per lo stesso tipo di abitazione il canone è di 650 euro al mese, molto più rispetto ai 390 euro che bastano a Catania. Ai piedi dell’Etna si risparmia sulla casa ma si produce una enorme quantità di rifiuti urbani: 733 chili per abitante (100esima posizione in classifica) contro i 572 dei palermitani (73esimo posto).
C’è poi il capitolo Giustizia e sicurezza, in cui nessuna delle due province brilla in modo particolare. Entrambe sono nella parte bassa della classifica: Palermo alla posizione 85 e Catania alla 98. Se nel capoluogo etneo si prediligono furti di autovetture rapine e incendi, i palermitani risultano essere più specializzati nelle estorsioni. Più alto qui è anche il numero delle denunce per violenza sessuale, reati di droga e, per essere al passo con i tempi, anche di truffe e frodi informatiche. Dei catanesi, però, emerge un tratto più litigioso: le 3.343 cause civili iscritte ogni 100mila abitanti contro le 3.198 dei palermitani.