In un'indagine sul traffico internazionale di droga gestito da Cosa Nostra sull'asse Marocco-Sicilia-Lombardia, emerge un'intercettazione in cui un vecchio mafioso e il figlio di un boss palermitano parlerebbero del superlatitante
«Iddu lo accompagnavano alla stazione di Trapani» L’ultimo inidizio nella caccia a Matteo Messina Denaro
«Iddu lo accompagnava Mimmu alla stazione». La caccia a Matteo Messina Denaro si arricchisce di un altro tassello. Tutto da decifrare. Ma gli inquirenti della Direzione distrettuale antimafia di Palermo darebbero molto credito a un’intercettazione – captata durante un’indagine su un traffico internazionale di droga sull’asse Marocco-Sicilia-Milano gestito da Cosa Nostra, che ha portato oggi a tre arresti – in cui a parlare sono un ex avvocato massone, radiato dall’albo perché condannato per concorso esterno alla mafia, Antonio Messina, e Giuseppe Fidanzati, uno dei figli del boss palermitano Gaetano.
È Fidanzati a raccontare come «Iddu» si faceva accompagnare alla stazione di Trapani da «Mimmu» su «una Mercedes». Secondo gli investigatori dietro Iddu ci sarebbe Matteo Messina Denaro e Mimmu non è altro che Domenico Scimonelli, boss di Partanna, per anni prestanome del superlatitante nella gestione di diversi supermercati e distributore dei suoi pizzini, condannato all’ergastolo.
In realtà resta un dubbio sull’identità di Iddu. I due intercettati poco prima parlano infatti anche di Francesco Guttadauro, nipote prediletto di Messina Denaro. In una conversazione più generale sulla situazione della famiglia mafiosa di Castelvetrano, Guttadauro viene definito il «ragazzo di Castelvetrano», che era stato arrestato poco prima. Ma per la Dda palermitana dietro Iddu ci sarebbe proprio il capo di Cosa Nostra trapanese, latitante dal 1993.
L’indagine – condotta dal Gico della Guardia di finanza di Palermo, dal Ros dei carabinieri e dal comando provinciale dei carabinieri di Trapani – ha portato all‘arresto di tre persone per associazione finalizzata al traffico internazionale di droga. Ai domiciliari è finito l’ex avvocato massone Messina, 73enne che viveva ormai a Bologna. Messina è stato anche più volte sottoposto a indagini per diversi omicidi di mafia perché indicato quale mandante dai collaboratori di giustizia Rosario Spatola e Vincenzo Calcara. Ha pure subito un processo, da cui è uscito assolto, per l’omicidio del giudice Giangiacomo Ciaccio Montalto, fatto per il quale sono stati condannati in via definitiva Salvatore Riina e Mariano Agate.
Insieme a lui oggi sono stati arrestati anche Giacomo Tamburello, 59 anni, e Nicolò Mistretta, 64, finiti in carcere. Sono tutti originari di Campobello di Mazara e con numerosi precedenti per droga. Questi ultimi, insieme a Messina, «costituiscono il nucleo stabile dell associazione e vantano una salda esperienza criminale nel traffico internazionale di sostanze stupefacenti – sottolineano gli inquirenti – e rapporti reciproci risalenti addirittura agli anni 80. Infine una vicinanza a Cosa nostra con la quale al di là di formali affiliazioni e del vero e proprio organico inserimento non accertato, hanno certamente intrattenuto coptetti». Risulta invece solo indagato Giuseppe Fidanzati insieme ad altre 16 persone tra la Lombardia, la Sicilia e la Spagna.
Secondo gli inquirenti avrebbero importato grosse quantità di hashish sulla rotta Marocco-Spagna-Italia. Numerosi i sequestri effettuati a partire dal 2013: in particolare oltre 240 chilogrammi di droga, destinati alle piazze milanesi dello spaccio, furono intercettati a Carate Brianza; un’altra partita di 180 chili fu ceduta a clienti di origine calabrese, mentre un carico di di sessanta chili fu sequestrato nel 2015 in Toscana. La vendita della droga avrebbe fruttato sul mercato al dettaglio circa un milione e mezzo di euro. Sono in corso in tutto il territorio nazionale decine di perquisizioni, che vedono impiegati oltre 100 militari dell’Arma e delle Fiamme gialle, supportati da unità cinofile, e riguardano abitazioni e luoghi nella disponibilità degli indagati.