La richiesta era arrivata, a febbraio, dalla procura perché «l'operato dei due indagati non ha integrato alcuna fattispecie penalmente rilevante». Le posizioni di Francesco Callea e Francesco Gualteri sono state archiviate. Per le motivazioni si deve aspettare
Caso Formosa, archiviazione per i due vigili urbani La madre: «Un’ennesima delusione dalla giustizia»
«Per me è l’ennesima delusione, non mi posso aspettare più nulla dalla giustizia. Noi siamo e rimarremo le uniche vittime. Mi sento spettatrice della mia storia, con le mani legate». È questo il commento di Lucia Di Franco di fronte alla archiviazione di Francesco Callea e Francesco Gualteri, i due vigili urbani che erano intervenuti il 21 aprile del 2017 per i rilievi dell’incidente in seguito al quale è morto il figlio di 15 anni Renzo Formosa.
La richiesta era stata avanzata dalla procura, lo scorso febbraio. «L’operato dei due indagati non ha integrato alcuna fattispecie penalmente rilevante», si legge nel documento di dieci pagine firmato dal pubblico ministero Tommaso Pagano. Per le motivazioni che hanno portato i giudici a questa decisione, nonostante l’opposizione dell’avvocato della famiglia, bisognerà ancora aspettare. Intanto, resta imputato per omicidio stradale il 24enne Santo Salerno. Il giovane, figlio di un vigile urbano di Siracusa, era alla guida della Fiat Panda.
Erano stati i genitori di Renzo a presentare una denuncia perché nessuno dei soggetti coinvolti nell’incidente era stato sottoposto ad alcol test o a esami del sangue e dei metabolici urinari. A Salerno, inoltre, non era stata ritirata la patente né era stata sequestrata l’auto risultata senza assicurazione. «Anche in considerazione della accertata (e pacificamente ammessa) amicizia tra gli indagati e il padre di Salerno», stando a quanto messo nero su bianco dal pm, però, non sussisterebbe l’obbligo – ma solo la facoltà – di effettuare l’alcol test e gli altri esami ai soggetti coinvolti in incidenti stradali. Insomma, sarebbe una scelta che rientra nell’ambito della discrezionalità di chi interviene sul luogo del sinistro. In questo caso, le indagini hanno smentito che la scelta sia stata dettata da un «potere esercitato in modo illecito».
Le motivazioni vengono sintetizzate in tre ragioni: in primo luogo, in altri casi di incidenti mortali o con lesioni gravi gli stessi controlli non sono stati effettuati; poi nessuno dei testimoni ha riferito che Salerno presentasse segni di alterazione e, infine, anche il fatto che l’incidente sia avvenuto in pieno giorno – mentre i ragazzi stavano uscendo da scuola – e non «nel cuore della notte, poco lontano da una discoteca, dunque in circostanze in cui meno verosimile poteva apparire l’assunzione da parte del conducente di sostanze alcoliche o stupefacenti».
Per quanto riguarda il ritiro della patente, invece, «è stato riconosciuto che presuppone da parte degli agenti operanti una individuazione certa del responsabile dell’incidente» che, nel caso del sinistro di via Bartolomeo Cannizzo, non è stata possibile in quanto i due agenti sarebbero arrivati sul posto dell’incidente molto tempo dopo, tanto che poi «l’accertamento della dinamica dell’incidente è stato lungo e laborioso».
Lo scorso dicembre, per i due vigili urbani era arrivato un provvedimento amministrativo da parte della commissione disciplinare del Comune di Siracusa. E, nonostante un ritardo nell’applicazione della sanzione disciplinare, entrambi erano stati sospesi.