In Sicilia la base Pd elogia l’alleanza col M5s «Adesso può nascere un nuovo centrosinistra»

C’è chi «li prenderebbe a pedate nel culo» ma subito dopo invoca «la realpolitik». E c’è chi è stato da sempre un sostenitore di un’alleanza con il Movimento 5 stelle e adesso può venire con più coraggio allo scoperto. All’interno del Partito democratico siciliano il nuovo asse giallorosso convince. Di più. In tanti cominciano a guardare oltre: a una coalizione strutturata, che si estenda ai territori e vada oltre l’esperienza di governo. 

«Da questa esperienza può nascere un nuovo centrosinistra competitivo, col Pd al centro di una coalizione e non più isolato, questa deve essere la stella polare». Peppe Di Cristina è il giovane segretario del Pd di Gela, città dove appena pochi mesi fa, alle Amministrative, i democratici hanno stretto un accordo con un pezzo di Forza Italia che ha portato all’elezione a sindaco di Lucio Greco. Un’alleanza di segno opposto rispetto a quella romana che, adesso, lo stesso Di Cristina guarda con grande interesse. «Quello di Gela è un fatto straordinario con l’obiettivo di tenere Lega e Fratelli d’Italia fuori dal governo della città. Invece, sono convinto che il modello che sta nascendo a Roma si possa replicare sui territori. L’appello di Grillo ai giovani del Pd segna una frattura epocale e colloca il M5s nell’alveo del centrosinistra». 

Di certo, al momento, nella geografia politica dell’Assemblea regionale poco cambierà. Pd e Cinque stelle condividono il ruolo di opposizione, mentre il presidente Nello Musumeci rimane senza la sponda leghista a Roma. «È rimasto solo – spiega il deputato Nicola D’Agostino -. Adesso se noi e i Cinque stelle usassimo questi tre anni che restano con l’obiettivo di rimanere insieme, allora sicuramente le opposizioni potrebbero avere una marcia in più. Poi in tre anni cambia il mondo, l’importante è non aver fatto vincere Salvini adesso». 

Dello stesso avviso anche il deputato del Pd Anthony Barbagallo: «È un governo di coalizione da provare a replicare nei territori, dove c’è troppo odio magari non funzionerà ma bisogna tentare. Pd e M5s su alcune cose – ambiente, lotta alla povertà – hanno programmi speculari. Dobbiamo smussare gli angoli, certo se continuiamo a parlare di sicurezza e migranti ci andiamo a schiantare».

A un’alleanza estesa anche ai Comuni guardano con interesse pure due sindaci di centrosinistra come Francesco Italia a Siracusa e Giacomo Tranchida a Trapani. «L’ipotesi di un fronte comune tra Cinque stelle e centrosinistra anche nei territori – spiega Italia – non è un’idea peregrina, il bene comune deve prevalere sulle bandiere». Dall’altra parte dell’isola, il sindaco Tranchida – capace alle ultime Amministrative di mettere insieme un fronte molto ampio anche con contributi di centrodestra – è altrettanto ottimista: «Io – dice il primo cittadino di Trapani – sono stato eletto col 70 per cento dei consensi in una città che alle Regionali e alle Politiche ha votato in massa per i Cinque stelle. Questo significa che l’elettore 5 stelle l’ho già conquistato, mi ha dato fiducia. Adesso serve che il gruppo dirigente del Pd sia meno supponente, e quello dei 5 stelle veda meno spettri e più cose reali. Più realpolitik per ritrovarsi nella stessa casa».

Così, paradossalmente, chi si dimostra più cauto è uno degli amministratori più vicini al nuovo ministro Peppe Provenzano, originario di Milena, nel Nisseno. «Ho sempre pensato che era meglio Cancelleri che Miccichè. Ero favorevole già 14 mesi fa a un’alleanza coi Cinque stelle, ma oggi sono perplesso sul percorso e sui tempi», analizza Renzo Bufalino, giovane sindaco di Montedoro (provincia di Caltanissetta) e componente dell’assemblea nazionale del Pd, nonché «fraterno amico» del neo ministro del Sud. «La sua nomina dà entusiasmo, ma – continua – adesso serve costruire un’alleanza politica, non solo di necessità per cacciare Salvini. Le radici nella società, quelle che negli ultimi anni sono mancate al centrosinistra, non si costruiscono con un’alleanza di governo, è un lavoro molto più profondo». 

Tesi condivisa da un altro sindaco, Fabio Venezia, primo cittadino di Troina: «Ho l’impressione che molto del favore che in questo momento la base del Pd regala a questo nuovo governo derivi dall’emozione di aver messo all’angolo Salvini. Non vedo militanza fatta di confronto e analisi, vedo più tifoseria che comunità politica». Concetti che lo stesso Provenzano sembra avere chiari. «La sfida per la sinistra – ha detto ieri il neo ministro – è capire se da questa esperienza di governo si possa ricostruire il rapporto con il popolo, che si è perso». 


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