Il re dell'eolico parla delle tangenti all'interno del dipartimento all'Energia. Arrestati il funzionario Causarano e l'imprenditore Barbieri. Sarebbe stata pattuita una mazzetta da mezzo milione di euro per sbloccare l'iter di due impianti di bio metano
Inchiesta Arata: Nicastri collabora, scattano due arresti Ai domiciliari funzionario della Regione e imprenditore
«Questi qua sono stati tutti pagati». Quando parlava col figlio dei funzionari della Regione siciliana, il consulente della Lega Paolo Arata non sapeva di essere intercettato. Al dipartimento regionale all’Energia, lo spregiudicato imprenditore interessato al settore delle energie rinnovabili e socio di Vito Nicastri (considerato prestanome e finanziatore di Matteo Messina Denaro) avrebbe trovato porte aperte e corsie preferenziali. E oggi scattano altri due arresti, grazie alla collaborazione proprio di Nicastri.
Finiscono ai domiciliari Giacomo Causarano, in servizio al Servizio III del Dipartimento Regionale dell’Energia, quello che si occupa di Autorizzazioni e concessioni, e centro nevralgico per chiunque voglia fare affari in Sicilia con le energie rinnovabili. «Giacomino» lo chiamavano Arata padre e figlio, a conferma dell’estrema confidenza che si era creata. Poco più di 15 giorni fa era finito arrestato Alberto Tinnirello, superiore di Causarano nello stesso ufficio. Ma i magistrati hanno continuato a indagare pure su Causarano, soprattutto su alcuni flussi di denaro da società riconducibili a Nicastri al figlio del funzionario. E la svolta è arrivata grazie all’inaspettata collaborazione del re dell’eolico. Il progetto era ottenere l’Autorizzazione Unica da parte della Regione. La mazzetta pattuita sarebbe stata di 500mila euro. I primi centomila sarebbero già stati consegnati, il resto doveva essere versato alla firma dell’autorizzazione.
La coppia Arata e Nicastri era interessata al busines del bio metano. L’obiettivo era costruire due impianti a Francofonte e Calatafimi. In realtà Nicastri aveva intenzione di vendere il progetto, con tutte le autorizzazioni ottenute, a grosse imprese: affare che avrebbe portato al re dell’eolico tra 10 e 15 milioni.
Ai domiciliari da oggi pure l’imprenditore milanese Antonello Barbieri, ritenuto socio occulto di Arata e Nicastri fino al 2015 e accusato di intestazione fittizia di beni, autoriciclaggio e corruzione. In particolare Barbieri avrebbe amministrato, per conto di Nicastri, la società Quantans, al centro di numerosi passaggi di quote e attiva sempre nel settore delle rinnovabili. Secondo gli investigatori c’è un momento determinante – a fine 2015 – che vede protagonista Barbieri e che ufficializza l’inizio dei rapporti economici tra Arata e Nicastri. Il 2 dicembre del 2015, infatti, Barbieri vende la totalità delle quote della Etnea (controllata da Quantans) alla società Alqantara riconducibile ad Arata. Un’operazione da 300mila euro, che segnerebbe la fuoriuscita di Barbieri e l’ingresso del consulente della Lega negli affari di Nicastri. Parte di questa somma poco dopo sarebbe finita nelle mani dell’imprenditore alcamese.
L’inchiesta della Direzione distrettuale di Palermo condotta dalla Dia di Trapani, nei mesi scorsi, ha portato all’arresto anche dei figli di Arata e Nicastri, Paolo e Manlio. Mentre un’altra tranche dell’indagine, che ipotizza il pagamento di una tangente di 30mila euro all’ex sottosegretario leghista alle Infrastrutture Armando Siri per l’approvazione di un emendamento che avrebbe dovuto far ottenere finanziamenti ai due soci, è stata trasmessa a Roma per competenza.