Agguato ad Avola, Pace ucciso con 5 colpi alle spalle «Un ragazzo istintivo, ma mai contatti con la mafia»

Cinque sarebbero stati i colpi – sparati da un’unica pistola – fatali per Andrea Paceil 25enne avolese ucciso davanti alla porta della sua abitazione, in via Neghelli, mentre rientrava dopo avere trascorso una serata insieme ad alcuni amici. A stabilirlo sono i primi risultati dell’autopsia eseguita nell’obitorio dell’ospedale Umberto I di Siracusa dalla medica legale Veronica Arcifa, la consulente che ha ricevuto l’incarico dal pubblico ministero Carlo Enea Parodi che sta coordinando le indagini. Il killer (non si sa ancora se affiancato da altre persone) ha sparato dieci colpi alle spalle di Pace sia da lontano che a distanza ravvicinata. 

Una esecuzione che fa pensare a un agguato mafioso, ma il ragazzo non aveva contatti con la criminalità organizzata e le indagini si starebbero infatti indirizzando sulla pista legata alla sfera personale. «Un fatto inaspettato, inimmaginabile – commenta a MeridioNews l’avvocata Anna Maria Campisi che ha difeso Pace nelle questioni legali che lo hanno visto coinvolto – Sono stranita da quanto accaduto perché, nonostante i suoi trascorsi di poca roba, il ragazzo non ha mai avuto nulla a che vedere con la criminalità organizzata. Quando mi ha chiamato la madre per dirmi che era stato ucciso – aggiunge – come prima cosa ho pensato a un incidente stradale». Disoccupato, il giovane classe 1994 era già noto alle forze dell’ordine per qualche precedente penale: in particolare, un furto di 500 chili di agrumi nel 2017 e, due anni prima, una quarantina di grammi di hashish e marijuana trovati nella sua camera (in parte nascosti anche dentro un peluche).

Attualmente Pace era imputato per atti persecutori dopo l’ultima denuncia arrivata, lo scorso febbraio, dalla sua ex compagna (da cui aveva avuto anche una bambina che oggi ha sei anni). Una relazione nata quando entrambi erano molto giovani e presto diventata burrascosa. Chi lo conosce parla di Andrea come di un ragazzo «molto istintivo, di sicuro non una persona mite perché si infuocava facilmente ma non cattivo». Dopo l’ultima denuncia, il 25enne era finito agli arresti domiciliari nella sua casa di Avola. Poi il giudice aveva disposto la misura alternativa dell’obbligo di soggiorno lontano da casa e Pace aveva scelto di andare a Torino, ospite di una zia. Nel capoluogo piemontese era rimasto per un periodo di circa due mesi. Quando è stato ucciso, era rientrato nella cittadina del Siracusano solo da pochi giorni

Le indagini, coordinate dalla procura di Siracusa e condotte dai carabinieri, stanno prendendo in considerazione gli aspetti della vita privata del ragazzo anche al di fuori della cerchia più strettamente familiare. Al momento nessuna pista è ancora stata esclusa dagli inquirenti che hanno già acquisito le immagini di alcune delle telecamere di video sorveglianza della zona e ascoltato le testimonianze di parenti, amici, vicini e delle ultime persone che hanno visto in vita Pace. 


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