Caos centrodestra, il giorno di Meloni in Sicilia Stancanelli: «Inopportuno Miccichè sulla Diciotti»

Dai rapporti con gli alleati fino al progetto di dare un nuovo volto al centrodestra, che possa rappresentare anche l’elettorato siciliano. Raffaele Stancanelli, senatore ed ex sindaco di Catania, storico braccio destro di Nello Musumeci e oggi candidato alle Europee nella lista di Fratelli d’Italia, approda nel capoluogo dell’Isola nel giorno del comizio di Giorgia Meloni. I toni sono pacati, da campagna elettorale, nessuna spallata agli alleati delle altre liste. Ma ripensando ai giorni della Diciotti, sbotta: «Miccichè non stava rappresentando lo spirito che c’è nel centrodestra ampio».

Le elezioni europee saranno un banco di prova per il nuovo volto del centrodestra nel Paese.
«Queste elezioni europee saranno determinanti, esattamente come lo è stato il voto del 4 marzo. Saranno importanti sotto il profilo politico che si verrà a creare, perché è chiaro che il vecchio centrodestra, così come lo abbiamo conosciuto negli ultimi vent’anni, non esisterà più. Fratelli d’Italia ambisce ad essere la seconda gamba di questo nuovo centrodestra, da con equivocare con quello di alfaniana memoria. Non per nulla le liste di Fratelli d’Italia sono le più aperte, le più allargate».

Più che altro Giorgia Meloni ci ha provato a fare questa operazione di allargamento, ma alla fine non è riuscita né con gli autonomisti di Lombardo né con Diventerà Bellissima.
«Non sono d’accordo, alla fine, di candidature strettamente di destra nella nostra lista, ce ne sono solo due: la mia e quella di Carolina Varchi. Poi dal sindaco di Avola (Luca Cannata, ndr) fino al consigliere comunale di Palermo (Francesco Scarpinato, ndr) abbiamo scelto di aprire ai giovani amministratori locali, di immettere forze nuove. Per quanto riguarda gli autonomisti, non li definirei di Lombardo. Le discussioni con gli autonomisti sono state assolutamente serie e intavolate a livello regionale. Intavolate con l’onorevole Di Mauro e l’assessore Scavone, sono arrivate fino a un certo punto e c’era un allargamento. Poi autonomamente hanno deciso di staccarsi, ce ne facciamo una ragione, ma ciò non toglie che l’allargamento non ci sia stato».

Però è successo anche con Diventerà Bellissima.
«Con Diventerà Bellissima non si è tentato l’apparentamento. Io ho sostenuto, da dirigente politico, la necessità di far sì che il nostro movimento diventasse fondativo di quel progetto unico che ha in mente Giorgia Meloni per il post Europee. L’obiettivo era che il mio movimento fosse tra i costituenti di questa nuova fase. Il congresso ha legittimamente deciso non fare nessuna scelta. Io personalmente non ho condiviso questa opzione e Giorgia Meloni mi ha chiesto di spendermi per il grande progetto del centrodestra. E per lealtà mi sono autosospeso dal movimento perché ci tengo a sottolineare che io non rappresento Diventerà bellissima nella competizione elettorale. Mi auguro ovviamente che dopo le elezioni si possa riprendere quel progetto di un nuovo soggetto politico di cui noi siciliani possiamo essere elemento fondante».

Lei non rappresenta Diventerà Bellissima, ma è evidente che una fetta di Diventerà Bellissima sostiene Raffaele Stancanelli. Così come una parte degli autonomisti.
«Io me lo auguro, i voti si chiedono a tutti e la mia candidatura serve anche ad allargare lo spazio d’azione di Fratelli d’Italia».

In che stato di salute è il centrodestra in Sicilia, a suo avviso?
«Io sono convinto che il centrodestra, inteso come base, sia maggioritario nella nostra Regione, lo è sempre stato. Lo è stato anche quando ha perso con Crocetta proprio in virtù delle divisioni. Oggi il centrodestra è al governo col presidente Musumeci che da bravo amministratore fa il suo dovere, ma nessuno può negare che ci siano delle fibrillazioni. Il mio ruolo da sei anni a questa parte è sempre stato quello di unire, mi auguro che con l’affermazione del centrodestra anche alle Europee si possa riprendere questo percorso».

In questo progetto unitario bisogna ammettere, però, che qualcosa non ha funzionato. In Forza Italia è evidente che qualcosa si è rotto.
«Davvero pensa che io possa dire qualcosa contro i nostri alleati? (sorride, ndr)».

Non si tratta di andare contro, piuttosto di prendere atto. Ritiene che ci sia una questione catanese nel centrodestra siciliano?
«C’è una questione catanese all’interno di Forza Italia, non del centrodestra. È chiaro che in Forza Italia, è sotto gli occhi di tutti, c’è una questione forte che ha messo il sindaco di Catania (Salvo Pogliese, ndr) nelle condizioni di dimettersi dal suo partito. Non possiamo negare che ci sia un problema. Ma questo non investe il centrodestra, investe Forza Italia».

Lei è un esponente di centrodestra. Ed è catanese. Cosa ha pensato quando ha visto Gianfranco Miccichè sulla Diciotti?
«Che non stava rappresentando lo spirito che c’è nel centrodestra ampio. E non c’entra la solidarietà, io sono un cattolico e sono solidale al massimo. Ma una cosa è la solidarietà, ben altra è utilizzarla per scopi politici. Mai si deve mettere un soggetto, clandestino o meno, in condizione di rischiare la vita, ma altra cosa è imporre delle norme che salvaguardino i confini nazionali. Sono due cose differenti».

Fratelli d’Italia punta ad essere la seconda gamba del centrodestra. Ma la prima, cioè la Lega, la considerate affidabile?
«La Lega è una gamba solida per quanto riguarda il Nord. Secondo me non è solida ma passeggera al Sud, dove coglie la pancia di tanti elettori di centrodestra, ma la storia e la cronaca politica ci insegnano che nel Meridione gli innamoramenti politici, le fiammate, vanno e vengono. Quindi se noi riusciamo ad affermare la nostra presenza, saremo anche in grado di costruire una casa per i tanti rappresentanti del centrodestra».


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