Il capo del Viminale è di nuovo iscritto nel registro degli indagati per i fatti accaduti a Siracusa dal 24 al 30 gennaio. «Possono aprire anche altri 18 procedimenti, io non cambio. Qui i trafficanti non arrivano», ha detto dando notizia dell'indagine
Sea Watch, Salvini indagato per sequestro di persona «Finché sarò ministro i porti sono e rimarranno chiusi»
Il ministro dell’Interno Matteo Salvini è stato di nuovo iscritto nel registro degli indagati per il reato di «sequestro di persona commesso in Siracusa dal 24 al 30 gennaio 2019». Lo ha detto lo stesso vicepremier a Monza durante l’inaugurazione della nuova questura di Monza e Brianza, spiegando però che il procuratore di Catania Carmelo Zuccaro ha presentato una contestuale richiesta di archiviazione. Oltre al vicepremier, nell’inchiesta aperta dalla procura etnea risultano indagati anche il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il vicepremier Luigi Di Maio e il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli. Per tutti, il procuratore Zuccaro ha presentato la richiesta di archiviazione al tribunale dei ministri di Catania che dovrà decidere sulla loro posizione entro i prossimi 90 giorni.
«La giornata è così bella – esordisce Salvini – che è giusto che mi arrivi la comunicazione dell’iscrizione a giudizio di un altro reato di sequestro di persona. Il procuratore Zuccaro mi comunica anche che ha inoltrato al tribunale dei ministri gli atti del procedimento penale nei miei confronti e che, nel trasmettere gli atti, ha formulato una richiesta motivata di archiviazione». L’indagine a carico del premier della Lega riguarda questa volta la vicenda della nave Sea Watch 3, rimasta per una settimana nella rada di Santa Panagia, a Siracusa, con 47 migranti a bordo.
«In un Paese normale – commenta il ministro – se il procuratore generale ha chiesto l’archiviazione sei a posto. Anche l’altra volta era stata chiesta l’archiviazione». Il riferimento del vicepremier è al caso della nave Diciotti, rimasta bloccata per giorni nell’agosto del 2018, al porto di Catania. «Sono nuovamente indagato ma io ribadisco che finché sono ministro i porti italiani sono e rimangono chiusi e in Italia si arriva solo se si ha il permesso di arrivare». Il ministro ha ribadito la sua posizione sulla chiusura dei porti della Penisola, l’ultima volta in ordine cronologico anche in occasione dell’imbarcazione Alan Kurdi che, lo scorso 4 aprile, si stava dirigendo verso Lampedusa dopo avere salvato 64 migranti in difficoltà su un gommone al largo della Libia.
«I trafficanti di esseri umani che usano il loro business per comprare armi e droga – ha concluso Salvini nel suo intervento – finché faccio il ministro dell’Interno, in Italia non ci arrivano. Possono aprire altri 18 procedimenti nei miei confronti, ma io non cambio idea e non cambio atteggiamento».