Ruggirello, politico globetrotter con l’ombra mafiosa Gli anni a sostegno di Cuffaro, Lombardo e Crocetta

Oltre 39mila voti nel giro di quattro mesi, che però sono significati due sconfitte. Nonostante Cosa nostra. L’uscita di scena politica di Paolo Ruggirello, l’ex deputato regionale oggi arrestato con la pesante accusa di associazione mafiosa nell’ambito dell’operazione Scrigno, è raccolta in questo numero di voti. Tra Regionali 2017 e Politiche 2018, Ruggirello ha provato prima a fare poker all’Ars – finendo terzo della lista – e poi la scalata al Senato, dove è stato candidato nel collegio maggioritario di Marsala. 

In entrambi i casi nelle file del Partito democratico, ultima casacca indossata dal politico trapanese. La carriera del 52enne – figlio di Giuseppe Ruggirello, già presidente del Trapani Calcio – inizia con il Movimento per l’autonomia di Raffaele Lombardo: è il 2006 quando, appena 40enne, Ruggirello ottiene oltre diecimila voti, contribuendo al bis di Totò Cuffaro come presidente della Regione. L’esperienza dura meno di due anni e si conclude con la caduta del governo, seguita alle dimissioni di Cuffaro da poco condannato in primo grado per aver favorito la mafia. 

Alla nuova tornata, Ruggirello ci riprova e si garantisce il seggio a sala d’Ercole sempre con l’Mpa. La permanenza nella creatura di Lombardo, nel frattempo diventato presidente della Regione, dura però fino alla fine del 2011 quando Ruggirello in Aula annuncia l’uscita dagli autonomisti e l’adesione al gruppo misto. Si tratta di una piccola sosta. Il passaggio successivo, infatti, sarà quello targato Articolo 4, la formazione centrista creata da Lino Leanza nel 2013. Ruggirello si accasa, dopo essere stato rieletto a fine ottobre 2017 con la lista Nello Musumeci Presidente: la sedicesima legislatura è quella in un certo senso più acrobatica per il politico trapanese. Non solo cambia partito, ma passa anche dall’opposizione alla maggioranza a sostegno di Crocetta. La personale metamorfosi nel 2015 si completerà – non prima della denuncia di due minacce di morte e la presunta promessa di un attentato nei suoi confronti – a Catania con l’ingresso ufficiale nel Pd, in seguito al discusso matrimonio tra i dem e gli uomini di Leanza.

Oggi ad accendere la luce sulle traiettoria politica di Ruggirello sono i magistrati, per i quali il trapanese avrebbe goduto del sostegno di Cosa nostra, ponendosi a disposizione dei clan e ottenendo in cambio l’appoggio, proprio in occasione delle ultime due competizioni elettorali.


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