Nel procedimento che ha portato ai domiciliari Angelo Catalano sono coinvolte altre persone. Tutti vicini all'ex vicesindaco e che avrebbero in qualche modo ricevuto e scambiato con lui favori, spesso a danno del Comune
Erice, il ruolo degli altri indagati nella rete del vicesindaco Imprenditori, avvocati e la consigliera Pd Francesca Miceli
Si svolgerà lunedì l’interrogatorio di garanzia di Angelo Catalano, l’ormai ex vice sindaco di Erice, arrestato dai carabinieri di Trapani per corruzione e abuso di ufficio e sottoposto ai domiciliari con l’obbligo di indossare il braccialetto elettronico. L’indagato sarà difeso dall’avvocato Giuseppe De Luca.
Nel procedimento sono coinvolte altre persone: la consigliera del Pd Francesca Miceli e il marito Fabio Grammatico, gli imprenditori Matteo Barraco, Giovanni Pomara e Pietro Saullo e l’avvocato Fabio Sammartano. Indagato per abuso e falso anche il dirigente del comune di Erice, l’architetto Pietro Pedone, che avrebbe poi aiutato gli inquirenti a ricostruire alcuni degli episodi contestati.
Le indagini riguardano il periodo compreso tra il dicembre del 2017 e il giugno del 2018. Nel mirino degli investigatori, il ruolo della ditta BM impianti, di Matteo Barraco che, grazie all’aiuto di Catalano avrebbe ottenuto l’affidamento di lavori per l’illuminazione pubblica in cambio di mazzette e favori personali come l’installazione a titolo gratuito di alcuni condizionatori nel suo studio professionale.
Singolare la vicenda che riguarda invece la consigliera Miceli, indagata assieme al marito per corruzione. Secondo gli inquirenti, Catalano, su pressione della consigliera, indagata in un altro procedimento per voto di scambio, avrebbe ordinato alla ditta Studio due costruzioni di interrompere una serie di lavori che l’azienda stava svolgendo sul territorio di Erice, sempre per conto dell’amministrazione, per andare a svolgere un’opera di abbattimento di una barriera architettonica che insisteva di fronte al bar gestito dal marito della consigliera comunale, Fabio Grammatico, in cambio del voto favorevole sul piano rifiuti.
Tra gli episodi contestati dai magistrati, anche la richiesta al titolare della ditta Hibiscus, Vincenzo Giacalone, di collocare, a titolo gratuito, alcune piante nel giardino della sua abitazione. L’operazione in quel caso saltò perché Catalano sarebbe venuto a conoscenza delle indagini a suo carico. L’architetto Pedone, collaborando con gli inquirenti avrebbe anche parlato di una presunta truffa ai danni del Comune ordita dall’ex assessore per agevolare il suo amico Fabio Sammartano. Quest’ultimo avrebbe avanzato una richiesta di risarcimento dei danni causati alla sua auto dalla caduta di alcuni datteri dalle palme collocate in via Manzoni. Il risarcimento non venne concesso pare proprio per l’intervento di Pedone che si oppose. Giovanni Pomara e Pietro Saullo sono invece chiamati a rispondere di favoreggiamento. I due, interrogati dai carabinieri, avrebbero fornito tutta una serie di versioni false al fine di proteggere Catalano.
Riceviamo e pubblichiamo dal legale di Vincenzo Giacalone:
Formulo la presente in nome e per conto del Sig. Giacalone Vincenzo Antonino, in proprio e n.q. di Legale Rappresentate pro tempore della ditta «Hibiscus – realizzazione e manutenzione giardini», onde definire la vicenda che ha interessato il mio assistito, nell’ambito dell’inchiesta che ha visto come protagonista l’Ing. Catalano, per i reati di corruzione ed altro.
Ebbene, nell’ambito della vicenda in esame, il sig. Giacalone Vincenzo, titolare della ditta Hibiscus, veniva sentito quale persona informata sui fatti dagli organi inquirenti, al fine di chiarire le ragioni per le quali, a seguito di una delle attività di giardinaggio svolte presso l’abitazione del Catalano lo stesso non si fosse ancora fatto pagare, alla data in cui il Sig. Giacalone venne convocato presso la Caserma dell’arma dei Carabinieri di Trapani.
Nel corso di quella audizione, invero, difformemente da quanto riportato dalla Vs. testata, non emerse affatto che il Giacalone avesse colloca[to], a titolo gratuito, alcune piante nel giardino della abitazione [di Catalano]; piuttosto si trattava di opere di giardinaggio che sarebbero dovute essere eseguite in due giornate, sicché – anche per comodità – il Giacalone consentì allo stesso Catalano di poter saldare il compenso per l’opera prestata, interamente, nel secondo dei due momenti di esecuzione dei manufatti. Ne deriva, dunque, che alla data in cui il Sig. Giacalone fu sentito dai Carabinieri di Trapani, non avesse ancora completato le opere di giardinaggio e, quindi, che il pagamento non fosse ancora avvenuto. Al completamento dei predetti lavori (avvenuto diversi giorni dopo l’audizione del Sig. Giacalone) il Catalano ha provveduto all’integrale pagamento del compenso spettante al mio Cliente, il quale, peraltro, ha provveduto a rilasciare fattura e rispettiva quietanza di pagamento, secundum legem.
Da ultimo, la frase secondo cui: l’operazione in quel caso saltò perché Catalano sarebbe venuto a conoscenza delle indagini a suo carico appare oltremodo oltraggiosa del decoro del mio assistito poiché porta con sé un’aura di sospetto che, in effetti, qualcosa di non pienamente lecito sia potuto verificarsi tra il Catalano e il sig. Giacalone. Quest’ultimo, infatti, ha svolto una pluralità di attività per conto dell’ing. Catalano le quali, però, sono sempre state pagate, dallo stesso, per l’intero senza che tale rapporto coinvolgesse l’attività imprenditoriale del mio Cliente e quella politica del Catalano, per ragioni illecite.