Il caporale siracusano è stato trovato morto nel cortile della caserma Sabatini a Roma nel luglio del 2014. Il processo che ne è scaturito, che vede imputati otto militari, ha subito un ulteriore slittamento ad aprile. E adesso il pericolo che non si arrivi neanche a una sentenza di primo grado diventa concreto
Tony Drago, rinviata decisione richiesta archiviazione Legale: «Il rischio è che il reato cada in prescrizione»
È stata rimandata al prossimo mercoledì 11 aprile 2018 la decisione sulla richiesta di archiviazione avanzata nello scorso mese di luglio dal pubblico ministero Alberto Galanti, in merito alle indagini sul caso di Tony Drago, il caporale siracusano trovato morto la mattina del 6 luglio 2014 nel cortile della caserma Sabatini di Roma. La madre del giovane militare si era opposta scrivendo anche una lettera aperta.
La decisione in camera di consiglio sarebbe dovuta arrivare entro Natale «ma è stata rinviata per una duplice causa: da una parte – spiega a MeridioNews l’avvocato Dario Riccioli, difensore di fiducia della madre Rosa Intranuovo e del marito di lei Alfredo Pappalardo – l’istanza di rinvio presentata dalla persona offesa Giuseppe Drago (il padre di Tony, ndr) e dall’altra la stessa istanza presentata nel processo a carico degli otto militari di cui non erano state perfezionate le notifiche».
Il pericolo è che si faccia sempre più reale il rischio che il reato a carico dei militari, che per grado e funzioni avevano l’obbligo giuridico di impedire la morte di Tony Drago, cada in prescrizione. «Queste lentezze potrebbero far sì che il processo non veda mai una sentenza in primo grado», dice Riccioli che a distanza di tre anni dalla morte del caporale siracusano, durante lo scorso mese di luglio, aveva chiesto l’avocazione delle indagini al procuratore generale presso la corte di Appello di Roma. Mosso dal constatare una «strana inerzia» da parte della procura romana dopo l’incidente probatorio fatto dai periti nominati dal gip che avevano escluso l’ipotesi del suicidio.
«In quella occasione – precisa l’avvocato – la mia richiesta non aveva avuto seguito perché prima che il procuratore generale potesse avocare le indagini a sé, il pubblico ministero era intervenuto con la richiesta di archiviazione».