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Tony Drago, la madre si oppone alla richiesta d’archiviazione Ma per la Procura di Roma «i dubbi sono più delle certezze»
«Mi rivolgo a tutti gli italiani. Mi rivolgo a tutte le mamme italiane. Mi rivolgo ai genitori di Emanuele Scieri, Giulio Regeni, Stefano Cucchi e di coloro i cui figli sono stati uccisi dallo Stato. Perché uno Stato che garantisce l’impunità per i responsabili di quelle morti è esso stesso responsabile». Non si rassegna Rosaria Intranuovo, la mamma di Tony Drago il militare siracusano ucciso la mattina del 6 luglio 2014 all’interno della caserma Sabatini di Roma, di fronte alla richiesta di archiviazione presentata lo scorso 28 luglio dal sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Roma Alberto Galanti.
«Fin dall’inizio delle indagini – scrive la madre in una lettera aperta – qualcuno ha tentato di nascondere la verità, accusando Tony di essersi suicidato, ma io ho sempre saputo che quella non era la verità». Dalla denuncia della madre si era arrivati a otto militari indagati, all’esclusione dell’ipotesi del suicidio e a un incidente probatorio, condotto dai periti nominati dal Gip, che accettava come unica ricostruzione compatibile con la multilesività diffusa riscontrata sul corpo di Drago e con la ricostruzione scientifica e dinamico-cinematica della scena del crimine quella omicidiaria. Nessun dubbio: il militare siracusano sarebbe stato barbaramente ucciso all’interno della caserma. Eppure il pubblico ministero ha chiesto l’archiviazione del procedimento perché «i dubbi sono purtroppo maggiori rispetto alle certezze: sulla dinamica dei fatti, sulla sussistenza di episodi di nonnismo, su eventuali reticenze dei commilitoni di Drago».
«La Procura di Roma ha ritenuto – afferma la signora Rosaria – che quelle profonde lacerazioni alla schiena di mio figlio potrebbero essere state causate da una forma di psoriasi, una malattia della pelle che determina forti pruriti. Ma la visione delle foto riproducenti quelle lesioni, anche a chi non è medico, rende evidente come l’ipotesi formulata dalla Procura sia superficiale e fantasiosa».
Il dubbio che ci fossero state delle «inerzie assolutamente irragionevoli» come le aveva definite Dario Riccioli, il legale che segue la signora Intranuovo e il marito Alfredo Pappalardo, aveva già portato l’avvocato a chiedere l’avocazione delle indagini a luglio. Poco dopo, invece, è arriva la richiesta di archiviazione che «è irridente del diritto alla vita di mio figlio, di ogni cittadino italiano, di ogni genitore, di ogni madre a conoscere la verità. Non esiste ragion di Stato che possa impedire l’accertamento della verità sulla morte di mio figlio».
A questo punto, come indagini suppletive sono state richieste l’ascolto della proprietaria della lavanderia frequentata da Drago, alla quale il militare avrebbe confidato gli atti di nonnismo subiti in caserma – come aveva fatto anche con un amico – e l’esame dei due periti nominati dal giudice per le indagini preliminari per la ricostruzione della scena del crimine.