Dalle truffe alla mano di chi vuole avere erba per le greggi, ma anche coperture istituzionali. È fitta la rete di rimandi contenuta in un esposto che potrebbe interessare le procure di mezza Sicilia. Quello dei roghi resta uno dei principali problemi dell'isola
Incendi, un documento denuncia tutte le possibili matrici Riferimenti ad ambienti criminali e soggetti insospettabili
Criminali ma anche soggetti sulla carta insospettabili. Appartengono a queste due macrocategorie i riferimenti contenuti in un documento da cui più procure della Sicilia potrebbero partire per indagare sul fenomeno degli incendi dolosi. Stando a quanto appreso da MeridioNews, si tratterebbe di pochi fogli ma ricchi di nomi e rimandi a episodi circostanziati sia nello spazio che nel tempo, e tutti riferibili agli ultimi anni. A essere tirati in ballo ci sarebbero roghi divampati in aree demaniali e private ricadenti in più province dell’isola. Qualora le piste suggerite venissero considerate fondate, si presenterebbe la possibilità di avviare un’inchiesta capace di andare oltre l’attività dei singoli piromani che periodicamente finiscono individuati dalle forze dell’ordine. Il documento, invece, segnala una serie di moventi che ci sarebbero all’origine di un’attività criminale che ogni estate – compresa quell’attuale, seppure in misura minore rispetto alla scorsa – minaccia la Sicilia, danneggiando aree naturali ma anche mettendo a rischio l’incolumità delle persone.
Tra le matrici indicate tra le più radicate c’è, come prevedibile, quella che porta agli allevatori. Una criminalità dei pascoli in cui avrebbe un ruolo attivo anche un soggetto con una storia legata a doppio filo a Cosa nostra palermitana, ma anche pastori che in diversi comuni darebbero fuoco ai terreni con una ricorsività che si manifesterebbe anno dopo anno. Azioni che puntano sopra ogni cosa a favorire la ricrescita di erba su terreni da sfruttare per le proprie greggi. Stando al documento, diversi allevatori – dei quali vengono fatti nomi e cognomi – si muoverebbero, da una parte, puntando sull’omertà dei residenti, ormai avvezzi a pratiche non contrastate e, dall’altra, su alcune coperture da parte di soggetti interni alle istituzioni. Nell’esposto si farebbe riferimento a un giro di bracconaggio che coinvolgerebbe anche uomini in divisa e operai stagionali assunti nel settore forestale. Riferimenti anche a un politico con posizione apicale in un piccolo centro dell’area occidentale dell’isola con interessi nel settore zootecnico.
Al capitolo ritorsioni vengono ricondotti anche alcuni fatti accaduti nel Siracusano, dove le fiamme sarebbero divampate in seguito alle aspettative disattese di alcuni privati interessati alla gestione di aree demaniali a fini commerciali e turistici. La panoramica delle possibili cause abbraccia anche altre direttrici: a fronte dei tantissimi imprenditori che hanno visto andare in fumo anni di lavoro e investimenti economici importanti, negli anni passati ci sarebbero stati alcuni casi – i luoghi citati puntano all’entroterra dell’isola – in cui gli incendi sarebbero stati appiccati dagli stessi coltivatori: l’intento sarebbe stato quello di attingere ai rimborsi garantiti dalle assicurazioni, a fronte di guadagni ridotti causati dall’abbassamento dei prezzi delle materie prime. In altre circostanze, l’intento criminale avrebbe riguardato un fenomeno ben conosciuto dalle procure di mezza Sicilia: lucrare sui fondi europei. Nel documento sarebbe menzionata una precisa misura di finanziamento. Infine, ombre si addenserebbero attorno all’attività di un paio di associazioni di volontariato che collaborano con la Regione Siciliana nella prevenzione proprio dei roghi. L’ipotesi, come le altre tutte da verificare, sarebbe quella per cui alcuni tra i volontari opererebbero per crearsi le condizioni per massimizzare i rimborsi spese.