Arte y video, video arte

La blanca sala, sede de Gate 21, aparece estos días coloreada por los rayos de luz que emiten los televisores allí instalados. El video arte llena el vacío de la habitación que a las seis de la tarde, hora de apertura, no ha sido aún ocupado por el público interesado. Pocos minutos después, el movimiento de la imagen se ve acompañado por el movimiento real de personas que atentas se posicionan frente a cada uno de los videos para ser sugestionados o atraídos por sus historias. «En el arte no se puede hablar de gusto, sino de sugestión» aclara una estudiante de bellas artes.

Y es que a la exposición ha acudido un pequeño grupo de universitarios de la academia de bellas artes que tras visitarla se ha envuelto en una acalorada discusión sobre los distintos documentos audiovisuales. Con uno de ellos Step 1 ha realizado un recorrido por la muestra.


Trasmitir, sugestionar y emocionar debe ser, según éstos jóvenes, la intención del video arte; del arte de la combinación entre la imagen en movimiento y el sonido. «A mí el video que más me ha impactad ha sido el de Jesucristo en la cruz de Collishaw. Estamos acostumbrados a ver representado este momento pero sin movimiento. Ver a la persona moverse por el dolor me ha transmitido perfectamente el sufrimiento», dice una de las estudiantes. «Para mí el mejor ha sido el de John Bock. El del hombre que se vuelve loco tras enfrentarse consigo mismo», añade otra de ellas.

Y es que el consenso parece claro. Los videos ya citados son los favoritos, mientras la proyección de Carsten Holler ha sido la menos apreciada entre los jóvenes.


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