L'Assemblea ha votato la legge omnibus che al suo interno contiene diversi provvedimenti. In attesa di conoscere il testo definitivo, con tutti gli emendamenti passati, rimangono alcune certezze come la disponibilità di fondi solo per quattro mesi e lo strano incrocio tra Baccei e Crocetta sulle risorse regionali destinate allo Stato
Ars, approvato il ddl sull’esercizio provvisorio Bilancio tra tagli, contributi minimi e piccoli paradossi
L’Assemblea regionale siciliana ha approvato stasera il disegno di legge sull’esercizio provvisorio. In realtà, si tratta di una legge omnibus che contiene vari provvedimenti di valenza economica, finanziaria e politica. Ovviamente, il passaggio più importante è quello che riguarda l’esercizio provvisorio, che consentirà alla Regione di utilizzare il Bilancio in dodicesimi per i primi quattro mesi di quest’anno. Il dato politico – che il nostro giornale ha sottolineato più volte in queste settimane – è che per quest’anno i fondi sono disponibili, per i due terzi del Bilancio, solo per quattro mesi. Con la misura approvata stasera dal parlamento dell’Isola le risorse finanziarie per tutti i dodici mesi dell’anno sono disponibili per i dipendenti della Regione, per i 90 parlamentari dell’Ars, per il trasporto locale (in terra e in mare) e per qualche altro settore. Tutti gli altri comparti dell’amministrazione regionale – come precari, forestali, enti e società – hanno risorse disponibili solo per i primi quattro mesi. I soldi per gli altri sei mesi dovrebbero essere recuperati da tagli che vengono chiamati riforme da approvare nelle prossime settimane.
Quanto a tutti gli altri argomenti contenuti in un disegno di legge inusuale – di solito l’esercizio provvisorio consta di soli due articoli, non di quasi 20 – non sono mancati gli emendamenti discussi e approvati. Quindi, per potere entrare nel merito bisognerà esaminare il testo approvato dall’aula e collazionato, cioè sistemato con tutti gli emendamenti approvati e bocciati. In ogni caso, gli argomenti sono quelli trattati in questi giorni: tagli per i Comuni (per i quali dovrebbe essere contratto un mutuo da 145 milioni di euro), risorse insufficienti per le nove Province regionali commissariate, contributi ad enti culturali in misura minima, disposizioni per il personale Eas che opera in vari settori dell’amministrazione regionale, interventi in favore della Sas, per le Aziende termali, per Sviluppo Italia Sicilia, per il Comune di Acireale e una norma finanziaria, voluta dal Governo e apprezzata dall’Ars, per riequilibrare i rapporti finanziari tra Stato e Regione. In questo passaggio è andato in scena un percorso un po’ paradossale: l’assessore all’Economia, Alessandro Baccei, ha presentato una norma che punta a far arrivare nelle casse della Regione risorse che lo Stato ha trattenuto; tutto questo a fronte di un presidente della Regione, Rosario Crocetta, che appena sei mesi addietro firmava un accordo, a Roma, con il governo di Matteo Renzi, nel quale rinuncia, per quattro anni, agli effetti positivi dei contenziosi con lo Stato.
Insomma, Baccei – che tutti hanno definito il commissario inviato da Roma – presentando questa norma, non ha esitato a mettersi contro il governo Renzi che l’ha nominato in Sicilia; mentre Crocetta, da presidente della Regione, sei mesi fa, ha fatto l’esatto contrario, penalizzando la Sicilia, soprattutto alla luce di una sentenza della Corte Costituzionale favorevole alla Sicilia in materia di territorializzazione delle imposte.