Angelino Alfano ha annunciato il superamento di Ncd e la creazione di un nuovo soggetto che mira a catalizzare anche attorno a sé un cartello elettorale che abbandoni il Pd e lasci fuori la Lega. «Nell'Isola a differenza che altrove, siamo tuttora determinanti», analizza il sottosegretario Castiglione
Area Popolare, il ritorno del grande centro in Sicilia Nuovo partito, «non con Salvini, riuniamo moderati»
Costruire un partito da zero e garantirne la credibilità sarebbe stato complicato alla vigilia della lunga tornata elettorale, così ecco nascere tanti piccoli movimenti, dai Centristi per l’Europa di Casini, fino all’Area Popolare (questo molto probabilmente il nome) del nuovo partito di Angelino Alfano. Ma le grandi manovre potrebbero portare a un cartello elettorale, una sorta di Casa dei Moderati, nella quale coabiterebbero gli ex Ncd, gli ex Udc, i Centristi, gli ex verdiniani, Scelta Civica, persino i socialisti. «Non si può aspettare in eterno che Berlusconi molli Salvini – sussurrano i ben informati – tantomeno restare a capire cosa deciderà di fare il Partito Democratico».
Ma se a livello nazionale l’interlocuzione tra i vari soggetti sembra a buon punto, il ritorno del grande centro in salsa sicula cela non poche incognite: se a livello nazionale Alfano starebbe dialogando, infatti, sia con Lorenzo Cesa che con Pierferdinando Casini, in Sicilia appare più complicato riuscire a far sedere allo stesso tavolo Giampiero D’Alia e Saverio Romano (e Totò Cuffaro).
Ancora, se il sottosegretario Giuseppe Castiglione taglia corto sulla candidatura alla presidenza della Regione di Nello Musumeci, affermando che il presidente dell’Antimafia «punta ad essere il miglior secondo e sinceramente penso che abbiamo già dato», non sarà sfuggito invece che nella vicenda di Riscossione Sicilia il presidente dell’Assemblea Regionale, Giovanni Ardizzone, si è spinto in una difesa puntuale del leader di Diventeràbellissima, sostenendo di non potere credere che Musumeci avesse chiesto favori.
E poi c’è Palermo. Lì, oltre alle spaccature all’interno della costituenda coalizione, le divisioni sono tra gli alfaniani stessi, con uno dei coordinatori regionali, Francesco Cascio, impegnato nella campagna elettorale di Fabrizio Ferrandelli, mentre Dore Misuraca e Simona Vicari sono più orientati verso Leoluca Orlando. «Il nuovo soggetto politico – commenta l’altro coordinatore regionale Castiglione – mira intanto a dare voce ai moderati italiani. Noi guardiamo da sempre al modello del grande partito popolare europeo, non a caso, come nel resto d’Europa, abbiamo costruito un’interlocuzione col Partito democratico e i socialisti».
Intanto in Forza Italia molte bocche restano cucite, ma osservano interessati. «La decisione – aggiunge Castiglione – è loro, Berlusconi deve scegliere se costruire insieme ai moderati o restare nell’area lepenista della destra. Di certo noi non possiamo stare al fianco di chi professa il proprio anti europeismo: Salvini vuole uscire dall’Europa, vuole uscire dall’Euro, è contro i migranti, l’unica cosa non chiara è dove voglia entrare, cosa voglia realmente costruire. Questa è una stagione molto importante per tutta l’Europa. Se i francesi dovessero affidarsi alla Le Pen, e io con credo che questa ipotesi possa verificarsi, diventerebbe un’altra Europa. Noi invece vogliamo ricostruire l’Europa dei popoli, della crescita, della solidarietà».
Non è dello stesso avviso, naturalmente, il capogruppo di Forza Italia all’Assemblea Regionale, Marco Falcone. «Forza Italia – ammette – ha mantenuto una posizione molto chiara all’interno del centrodestra. È stata Ncd ad assumere una posizione innaturale, spostandosi a sinistra. Ma se adesso immagina di potersi inserire in un’alleanza tra Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia per assumere una posizione centrale, è una velleità che non troverà seguito». La colpa imperdonabile di Ncd, secondo Falcone, starebbe comunque nell’alleanza con Crocetta: «se l’ingresso nel governo nazionale è stato un atto di responsabilità – sottolinea il parlamentare forzista – in Sicilia è stato un atto di tradimento agli elettori, che avevano affidato a Ncd il ruolo dell’opposizione. A distanza di due anni le considerazioni che Ncd può e deve fare fare sono che la presenza nel governo non è servita a incidere nei confronti della Sicilia, che non ha creato un aumento in termini di consenso elettorale, anzi, e poi che si ritrovano in una posizione che non è gradita agli elettori. Ncd farebbe bene a uscire dal governo Crocetta e ammettere di avere sbagliato. Soltanto allora potrebbe pensare a un’interlocuzione».
Ma il sottosegretario Castiglione non fa mistero che in Sicilia i rapporti di forza cambiano. «Qui, a differenza che altrove, siamo tutt’ora determinanti – conclude Castiglione – l’interlocuzione coi Centristi di Casini e D’Alia è stata molto solida in tutto questo percorso e mi auguro si possa arrivare a un unico partito». «Abbiamo deciso di sciogliere il Nuovo Centrodestra – sottolinea invece Cascio – proprio per confermare l’intenzione di un nuovo percorso comune. Chiedendo agli altri di fare uno sforzo, senza essere i primi ad avanzare di un passo, avremmo rischiato di essere poco credibili».
L’obiettivo sembra invece essere quello di ricominciare tutti insieme, questa volta strizzando l’occhio meno a sinistra e più a destra. Dove, intanto, si continua a lavorare alle primarie per il candidato alla presidenza della Regione. «Io penso – ammette Cascio – che le primarie centrodestra siano piuttosto inutili, d’altronde sono convinto che l’autorevolezza di un leader stia anche nella capacità di trovare una sintesi tra le diverse posizioni. Le primarie creano necessariamente spaccature, veleni, contrapposizioni: se il tempo tra le primarie e le elezioni è lungo, si arriva a cicatrizzare, ma in questo caso temo che il rischio sia quello di far saltare la compattezza della coalizione. Naturalmente io assisto da spettatore interessato ed esprimo la mia opinione soltanto perché mi è stata chiesta».
Infine l’Assemblea Regionale, dove tutti gli accordi e gli schieramenti sembrano essere saltati insieme a una ex maggioranza ormai polverizzata. «In tanti – ammette il presidente della Commissione Bilancio all’Ars, Vincenzo Vinciullo – sono rimasti orfani di un partito di riferimento, anche dentro Sala d’Ercole, e guardano con interesse a questo nuovo percorso che si sta avviando».