Archiviate le accuse di falso per la deputata Piera Aiello Non falsificò certificato elettorale. «Giustizia ha trionfato»

«La giustizia ha trionfato». È questo il commento di Piera Aiello, testimone di giustizia di Partanna (Trapani) eletta alla Camera dei deputati per il Movimento 5 stelle nel collegio uninominale di Marsala nel 2018, di fronte all’archiviazione del gip del procedimento penale a suo carico per falso ideologico in atto pubblico in concorso. L’ipotesi di reato riguardava il fatto che Aiello si sarebbe candidata – e sarebbe stata poi eletta in Parlamento – con un nome che non esiste più. 

L’indagine era nata da un esposto presentato alla procura di Sciacca dall’avvocata di Alcamo Tiziana Pugliesi – candidata alla Camera del centrodestra- che denunciava la falsità del certificato di iscrizione nelle liste elettorali. Dal 1991 Piera Aiello è sottoposta al programma di protezione dedicato ai testimoni di giustizia. Misura che prevede anche il cambio di identità. La donna è la cognata di Rita Atria, la giovane testimone di giustizia morta suicida a pochi giorni dopo la strage di via D’Amelio. Aiello aveva, infatti, sposato Nicola Atrio, il figlio di don Vito Atria, uomo vicino agli ambienti mafiosi di Partanna. Nel 1991, la donna resta vedova: quattro killer uccidono il marito per questioni legate allo spaccio di droga. Lei denuncia

Non è più indagato nemmeno l’ex responsabile dell’ufficio elettorale di Partanna Rosario Sanfilippo, che alla Aiello aveva rilasciato il certificato attestante la sua iscrizione nelle liste elettorali del Comune belicino, necessario per candidarsi. Su richiesta della procura di Sciacca, il gip Antonino Cucinella ha disposto l’archiviazione del procedimento penale

Nell’ordinanza di archiviazione per entrambi, il gip scrive che l’ex funzionario comunale – ora in pensione – nel suo interrogatorio ha dichiarato che Aiello risultava essere stata cancellata dalle liste elettorali di Partanna dal 2004 per «irreperibilità». Per potere rilasciare il certificato era necessario provvedere a una nuova iscrizione, possibile perché da un controllo sul registro informatico del Comune la donna risultava residente a Partanna, nell’abitazione dei genitori. Le dichiarazioni del funzionario hanno trovato riscontro nella documentazione acquisita dalla polizia giudiziaria. 

L’abitazione di famiglia era stata venduta al demanio (che a sua volta l’ha rivenduta a privati), ma Aiello «ha dichiarato di avere maturato la convinzione di avere mantenuto l’indirizzo di residenza originario – scrive il giudice per le indagini preliminari – Quantomeno, quale polo residenziale fittizio, conformemente a quanto previsto dalla normativa che disciplina il cambio di generalità dei testimoni di giustizia». 

«Grazie al certosino lavoro della procura della Repubblica e al buon lavoro del giudice che ha analizzato con cura tutti i documenti, la giustizia ha trionfato – scrive Aiello sulla sua pagina Facebook – Questa vittoria la dedico a me, alla mia onestà, alla mia tenacia e all’estrema fiducia che ripongo nella magistratura. Dedico questo trionfo – conclude – alla mia famiglia che, insieme a me, ha attraversato momenti davvero difficili e a tutte le persone che hanno creduto in me».


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