Angelo D’Arrigo ha stabilito il nuovo record di volo in deltaplano: 9100 metri

Angelo D’Arrigo è riuscito a raggiungere un altro dei suoi incredibili record, volando con in deltaplano a 9100 metri di altitudine sull’Aconcagua, la montagna più alta del continente americano e la seconda vetta più alta del mondo.
L’Icaro catanese, tornato il 17 gennaio a Catania dalla sua spedizione “Aconcagua Flight Xp 2005” che lo ha visto protagonista in Argentina, pochi giorni fa, ha messo a segno importanti obiettivi non solo per la storia del volo con deltaplano, ma anche per la ricerca scientifica.
Il primatista italo-francese, nella sua impresa – che ha richiesto un anno intenso di preparazione – per emulare il volo dei condor, sorvolando l’Aconcagua, ha utilizzato un deltaplano studiato e realizzato da un‘apposita equipe di esperti del centro ricerche della Fiat. Inoltre, nel centro di Medicina Aerospaziale dell’Aeronautica militare, a Pratica di mare, D’Arrigo si è sottoposto a dei test indispensabili per volare a questa quota, in assenza di ossigeno e a 50° gradi sotto zero. Tra le preparazioni psico – fisiche, ha appreso un’antica tecnica di respirazione, chiamata pranayama, che avrebbe utilizzato in caso di emergenza in alta quota.

Ma veniamo alle due eccezionali imprese, uniche nel loro genere. Il 31 dicembre D’Arrigo ha sorvolato l’Aconcagua, salendo in quota prima con l’ausilio del pilota trainatore Richard Meredith, e volando sfruttando le correnti ascensionali poi, sopra i 7000 metri.
Il 6 gennaio, ha realizzato la seconda impresa che si era prefissato nel progetto, !”Aconcagua Xp 2005”, cioè superare il suo record di volo in altitudine con deltaplano, che nel maggio 2004 lui stesso aveva fissato volando a quota 9000 metri sopra l’Everest. Con il volo portato a termine dieci giorni fa, durato quasi tre ore, D’Arrigo ha stabilito il record mondiale assoluto di 9.100 metri con l’utilizzo del deltaplano e delle sole correnti ascensionali che provenivano dal Pacifico. Il volo, per intenderci, è avvenuto alla stessa altitudine degli aerei di linea.

La caratteristica aerodimaniche delle ali dei condor, avvistati dai piloti di linea tra Buenos Aires e Santiago del Cile, anche a quote superiori ai 10000 metri, consentono loro di volare anche in condizioni meteorologiche estreme. E il deltaplano che D’Arrigo ha utilizzato in questo volo è stato progettato appositamente con l’ala tecnologica frutto di una analisi aerodinamica dell’ala biologica del condor, concepita per poter volare proprio alla stessa altitudine dei condor, per poter far fronte alle avverse condizioni meteorologiche che si possono incontrare in alta quota, con i fortissimi venti che soffiano anche a 100 km/ora.

Il 17 gennaio, al suo rientro a Catania, D’Arrigo ha raccontato di avere ricevuto una splendida accoglienza da parte delle popolazioni del luogo, che hanno seguito con entusiasmo le varie fasi del progetto. Per realizzare questa impresa, D’Arrigo si è avvalso di una equipe scientifica di 12 persone che lo ha accompagnato e assistito durante tutta la spedizione, partita dall’Italia il 6 dicembre e stabilitasi nel campo dell’Aconcagua, a quota 4300 metri, il 16 dicembre. Il gruppo era composto, oltre che dal primatista, dal pilota trainatore Richard Meredith, da Laura Mancuso ( moglie di D’Arrigo ), dai figli Ivan e Gabriele D’Arrigo, da Marco Bosio, Renato Moro, Andrea Brambilla, Livio Bourbon, Marco Carnevali, Ugo Esposito, Klaus Sherich, Markus Pfeiffer.

“On the wings of condor 2006”, cioè sulle ali dei condor rientra nel più ampio progetto globale Metamorphosis nel quale D’Arrigo è impegnato dal 2000, con lo studio relativo delle tecniche di volo degli uccelli migratori dei cinque continenti e alla loro reintroduzione in natura. Questa impresa è nata dal tentativo di ripopolamento dei condor, rapaci in via di estinzione, che si sta cercando di reintrodurre nel parco dell’Aconcagua.
Il progetto Metamorphosis, che lo ha visto protagonista nell’attraversamento del Sahara nel 2001, volando sulla rotta dei falchi migratori, della Siberia nel 2002, introducendo le gru siberiane, sull’Everest nel 2004 introducendo nella valle dell’Everest un’aquila himalayana, oltre ad avere messo, per ognuna di queste imprese, primati di volo mondiali, prevede il sorvolo del Polo Sud, nell’estate antartica, tra dicembre 2006 e febbraio 2007, sempre a bordo di un deltaplano, ma questa volta con le ali costruito sul modello di quelle degli albastri. D’Arrigo, anche questa volta, oltre a coniugare l’impegno scientifico per la reintroduzione dei rapaci in natura, sorvolerà la vetta più alta dell’Antartide, la cima del monte Windsor, alta più di 5000 metri, ma ovviamente in condizioni estreme.

Leggi la prima intervista pubblicata il 17 settembre 2005

www.angelodarrigo.com

Melania Mertoli

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