Potremmo vivere di solo turismo? Forse. Magari partendo dall’aggiornare tempestivamente i siti web istituzionali. Il caso è quello dell’anfiteatro romano di Catania di piazza Stesicoro, ufficialmente riaperto il 3 luglio scorso alla presenza di numerose autorità, ma ancora «temporaneamente chiuso per lavori» secondo la Regione siciliana. L’annuncio sui cancelli sbarrati a visitatori e turisti compare, […]
L’anfiteatro romano di Catania riaperto ormai da due mesi: ma per la Regione è ancora «chiuso per lavori»
Potremmo vivere di solo turismo? Forse. Magari partendo dall’aggiornare tempestivamente i siti web istituzionali. Il caso è quello dell’anfiteatro romano di Catania di piazza Stesicoro, ufficialmente riaperto il 3 luglio scorso alla presenza di numerose autorità, ma ancora «temporaneamente chiuso per lavori» secondo la Regione siciliana. L’annuncio sui cancelli sbarrati a visitatori e turisti compare, a distanza di due mesi dalla cerimonia, sul portale online dei parchi archeologici della Sicilia, istituzione nata nel 2020 e che fa capo al dipartimento dei Beni culturali. L’obiettivo è quello di mettere a sistema 14 aree del territorio isolano, così da avere benefici per quanto riguarda gestione e coordinamento. Sul portale però la pagina riguardante l’anfiteatro romano di Catania non è stata aggiornata.
Per circa tre anni i turisti erano stati costretti ad ammirare la struttura dall’esterno, senza la possibilità di varcare i cancelli. Una testimonianza architettonica unica nel suo genere, ribattezzata il Colosseo nero. Uno scrigno di bellezza, come lo ha definito il sindaco di Catania, Enrico Trantino, durante la cerimonia di riapertura, al termine dei lavori di recupero. D’altronde l’anfiteatro del capoluogo etneo è uno dei più grandi dell’impero romano, in passato capace di ospitare circa 15mila persone, sedute lungo 32 gradoni. Oggi però ne è visibile soltanto una parte, poiché il resto della struttura si trova sottoterra, essendo stata coperta dai palazzi del centro storico, dei quali l’anfiteatro è diventato – suo malgrado – le fondamenta. Dieci anni fa MeridioNews aveva dedicato un approfondimento video proprio alla parte non visibile al pubblico, interdetta dagli anni ’90. Le telecamere immortalarono la presenza di scarichi fognari risalenti agli inizi del ‘700, rigonfiamenti dei muri e grossi problemi strutturali. (Guarda il video).
Dal 24 aprile scorso il Comune ha siglato un protocollo d’intesa proprio con il parco archeologico, intestandosi così la possibilità di utilizzare il proprio personale – professionalmente qualificato – per la pubblica fruizione e per la valorizzazione dell’anfiteatro; sostenere gli oneri per apertura al pubblico, manutenzione ordinaria e pulizia del sito, poi il servizio di segreteria organizzativa (informazioni e prenotazioni di visite), il servizio di vigilanza e la stipula di polizze assicurative. Ma online, tra Regione e Comune, ci sono differenze anche per quanto riguarda il costo del biglietto. Sul portale del parco archeologico il prezzo è di tre euro, con riduzione a 1,50 euro per alcune categorie; Palazzo degli Elefanti, invece, riporta il prezzo di 4 euro, con riduzioni per studenti universitari, scuole, persone che hanno più di 65 anni, militari e persone residenti a Catania. Per chiarire il dubbio abbiamo provato diverse volte a contattare il numero di telefono fisso inserito nella pagina del portale dedicata all’anfiteatro di Catania: il numero però squilla a vuoto nonostante decine di tentativi.