Andrea Gambino, dal campo di Scordia alla Lombardia «Unico siciliano in squadra, qui il calcio è vero lavoro»

«Ho preso la decisione dopo averci pensato tanto. A 29 anni è arrivata questa proposta e ho voluto cambiare aria. Se non l’avessi fatto adesso, probabilmente non l’avrei fatto più». A parlare è Andrea Gambino, attaccante classe ’88, palermitano doc che ha sempre giocato in Sicilia. Questo, almeno, fino allo scorso mese di gennaio, quando il calciatore ha lasciato lo Scordia per approdare al Seregno, squadra di serie D, in Lombardia. «Non giocherò per sempre a calcio. Quando è arrivata la proposta ci ho pensato bene e – ammette a MeridioNews – lasciare Scordia è stato molto difficile. Ho però spiegato la situazione a molte persone e alla società e ci siamo lasciati in ottimi rapporti». Tra le cose determinanti per questo trasferimento, anche l’opportunità di salire di categoria e dall’Eccellenza passare alla serie D: «Non era messo in conto di lasciare la Sicilia e, in particolare, Scordia, dove stavo benissimo. Però la categoria superiore mi ha dato l’input decisivo, è passato questo treno e ho deciso di giocarmi questa nuova esperienza».

Scovare un calciatore dalla Lombardia alla Sicilia, quando si tratta di dilettantismo, non è una cosa semplice: «Tramite dei procuratori che mi conoscevano – spiega Gambino – hanno avuto delle buone referenze su di me. Cercavano una punta e la trattativa è stata veloce. Sono arrivato a Milano e abbiamo chiuso rapidamente l’accordo». Finora l’attaccante ha collezionato sei presenze e realizzato una rete nel derby brianzolo contro la Folgore Caratese: «Quando sono arrivato non ero in grandissima forma e ho fatto un po’ di fatica. Poi ho trovato più spazio e ho fatto gol nel derby che qui è molto sentito. Tra l’altro è stato molto bello ricevere i complimenti anche dagli avversari, perché per loro sono un perfetto sconosciuto». Inevitabile accorgersi delle differenze tra Sicilia e Lombardia nel modo di vivere il calcio: «In Sicilia è molto più passionale, vissuto anche nelle categorie inferiori. Qua allo stadio viene un po’ meno gente, ma c’è molta più organizzazione rispetto a giù, dagli allenamenti ai magazzinieri. Le società sono sempre presenti». In Sicilia ci sono realtà che non si presentano in campo: «Qua non esiste che una squadra si ritiri o mandi la juniores in campo. Si può vincere e perdere con chiunque, noi ad esempio domenica scorsa abbiamo battuto il Como che è una corazzata».

Le differenze, però, ci sono anche dal punto di vista tecnico: «Si gioca molto di più a calcio. Ci sono meno contrasti fisici e guerre in campo. C’è molta più tecnica. In Sicilia lottavo su ogni pallone, anche perché sono uno che, sportivamente, fa la guerra. Quassù invece è tutto basato sui movimenti e sulla tattica». Da poco più di un mese, dunque, Gambino è costretto a fare la vita da fuorisede: «Sto benissimo, la società mi ha dato una casa in un paesino qui vicino ed è molto presente per qualsiasi cosa. Vivo vicino Milano, quindi nei giorni liberi arrivo lì e giro dei posti che non avevo mai visto». L’ambientamento, però, non è stato semplice sin da subito. «I primi giorni sono stati un po’ particolari. Ho sofferto un po’ di nostalgia, perché all’inizio anche a fine allenamento ognuno andava per la sua strada. Questo anche perché si vive il calcio veramente come un lavoro. Adesso però ho preso confidenza con tutti».

Unico siciliano nello spogliatoio del Seregno, Gambino ammette che il fatto di essere quasi uno straniero lo ha aiutato molto: «È stato motivo di integrazione e di sani sfottò. Qui sono tutti milanesi e di Bergamo, questo mi ha aiutato a rompere il ghiaccio. Adesso mezzo spogliatoio parla siciliano (ride, ndr). A volte in campo mi scappa qualche parolaccia e i miei compagni mi chiedono cosa abbia detto. Finisce che la ripetono anche loro». La nostalgia di casa, però, per un siciliano trapiantato al nord è sempre presente: «Mi mancano gli amici, la famiglia e gli affetti, ma anche molti miei ex compagni di squadra con cui ho condiviso tante esperienze anche fuori dal campo. Li sento quasi ogni giorno». L’attaccante non esclude un possibile ritorno in Sicilia in futuro: «Il mio obiettivo è fare bene e crearmi un mercato qui. Se dovesse però arrivare una chiamata importante – conclude Gambino – tornerei giù».


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