Amianto, ad Augusta centro regionale per malattie «Passo avanti, la legge prevede anche altre misure»

L’azienda sanitaria provinciale di Siracusa ha dato il via al servizio di prevenzione, diagnosi e cura delle patologie legate all’amianto, con l’attivazione del centro regionale all’ospedale Muscatello di Augusta. «È stato un percorso lungo ma ce l’abbiamo fatta», commenta a MeridioNews il deputato Pippo Gianni, promotore della legge per la tutela della salute e del territorio dai rischi derivanti dall’amianto. Pubblicata nell’aprile del 2014, a lungo rimasta solo sulla carta e ancora oggi lontana dalla piena applicazione. «L’apertura del centro è un traguardo molto importante – afferma Gianni – perché può salvare la vita di molte persone soprattutto tramite le visite preventive gratuite utili a monitorare le condizioni dei lavoratori che sono stati esposti all’amianto ma anche di tutti quei cittadini che vivono in case costruite prima del 1992 che rischiano di ammalarsi piantando un chiodo nel muro per appendere un quadro». 

Secondo il censimento fatto dall’Osservatorio nazionale amianto (Ona), sarebbero 25mila i lavoratori del polo industriale siracusano contaminati da amianto 947 i mesoteliomi registrati nel periodo che va dal 2000 al 2011, con una media che di recente sfiora i cento casi annui. Nel tentativo di fermare il killer silenzioso che ha fatto pagare alla Sicilia un tributo molto alto in termini di vite umane «il nostro compito – dichiara il coordinatore regionale dell’osservatorio nazionale amianto, Calogero Vicario – sarà quello di vigilare perché venga davvero realizzato un centro regionale a tutti gli effetti dotato di personale specializzato e di tutti i macchinari necessari». Il risultato di Augusta arriva dopo un impegno costante in favore della sensibilizzazione sulle patologie connesse all’asbesto, con oltre venti interrogazioni parlamentari e una cinquanta di convegni organizzati in vari comuni della Sicilia. «Per informare e sensibilizzare tutti i cittadini che, se è vero che non esiste cura per questo tipo di malattie, è importante basare tutto sulla prevenzione». Lo sa bene Vicario che da ex saldatore del polo petrolchimico di Priolo Gargallo è affetto da una patologia asbesto correlata ed è dovuto andare a Siena per la sorveglianza sanitaria. «Invito l’Asp – aggiunge – a prendere esempio da quella struttura di eccellenza con umiltà e ad accettare i consigli di chi è già più competente in materia di medicina del lavoro». 

Ad avere fatto riferimento a Siena è stato anche Salvatore Senfet, 68enne che ha lavorato a Priolo Gargallo a partire dal 1965. Fino al 2004, anno in cui è andato in pensione. Quasi 40 anni di lavoro – alcuni anche fuori dall’Italia – nei quali il contatto con l’amianto è stato pressoché quotidiano. Sia quando lavorava nel settore edile che quando è passato a quello metalmeccanico, prima come manovale e poi come saldatore. «Durante le saldature capitava spesso di respirarlo – racconta a MeridioNews -. Perché di amianto erano fatte le coperte usate come isolanti nelle operazioni che avvenivano a temperature molto alte. Coperte che venivano usate tante volte fino a che non si usuravano completamente». La pericolosità di quell’attività era sconosciuta. «Nessuno ci ha mai detto nulla per decenni – continua Senfet – Mascherine? Avevamo quelle per la comune polvere, quindi inutili». 

La scoperta della malattia arriva all’età di 52 anni. «Era il 2001 ed ebbi un calo di voce – ricorda – All’inizio pensai a un semplice raffreddore, ma mia moglie si insospettì e mi convinse a fare accertamenti, da cui è emerso un problema alle corde vocali. Un tumore benigno che mi ha portato a quattro operazioni». All’inizio, tuttavia, la correlazione tra malattia e lavoro non è stata automatica. «Il medico mi diceva che molto più probabilmente era legato alle sigarette, ma la tesi non mi convinceva e alla fine si è capito, grazie anche alle analisi a cui sono stato sottoposto a Siena, che c’era dell’altro». La cartella clinica di Senfet è tra quelle prese in carico dal centro amianto di Augusta. «Mi hanno contattato nel recente passato per avere i documenti che descrivono il mio stato di salute – rivela – So che al momento non ci sono cure, ma il centro è una cosa positiva per eventuali controlli che potrei dovere fare». La struttura, come detto, servirà a monitorare le condizioni di salute ma anche a far risparmiare i costi dell’emigrazione sanitaria verso il nord Italia. «La nostra idea – conclude Gianni – è quella di far diventare il Muscatello un centro di eccellenza non solo per la prevenzione, la diagnosi e la cura ma soprattutto per la ricerca nell’ambito della malattie correlate alla zona industriale. Non possiamo essere solo la pattumiera d’Italia»

Chi invece crede che ancora molto deve essere fatto è la deputata regionale del Movimento 5 stelle Angela Foti, impegnata negli anni scorsi nell’esame della legge in commissione Territorio e ambiente. «La legge è stata trascurata dal passato governo e la speranza è che il nuovo possa impegnarsi maggiormente ad applicarla – commenta – Prevede infatti non solo il monitoraggio della salute delle persone che vivono in aree inquinate, ma anche misure previdenziali per le persone affette dalle malattie e quella mappatura del territorio che è necessaria per pensare di passare alla bonifica». Il riferimento della parlamentare va anche alle lentezze con cui i Comuni finora si sono adeguati alla redazione dei piani comunali, strumento fondamentale per fotografare la situazione nei singoli territori ma anche per accedere ai fondi europei specifici. «Purtroppo la stragrande maggioranza ne è ancora sprovvista», conclude Foti.


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