Si apre uno spiraglio sulla delicata vertenza che ha visto impegnati sindacati e Almaviva attorno un tavolo dalle 11 di stamattina, per scongiurare il licenziamento di 2988 lavoratori tra Palermo, Roma, e Napoli. Dopo un braccio di ferro tra parti sociali e dirigenza, nella sede romana di Unindustria, l’azienda ha fatto alcuni passi indietro venendo incontro alle richieste della parti sociali. In pratica si manterrebbe lo status quo spalmando i contratti di solidarietà di tipo difensivo per sei mesi, a partire dal 1 giugno, per tutte le sedi del gruppo, con percentuali diversificate da sito a sito – più alte a Palermo, Roma e Napoli (del 45% per le prime due; del 35% per il capoluogo campano), più basse per Rende (3%), Catania (7%) e Milano (13%). Si tratterebbe, ad ogni modo, di percentuali variabili e non più strutturali, come richiesto in un primo tempo da Almaviva.
Un ripensamento che si aggiunge a quello sulle integrazioni salariali, punto sul quale la trattativa stamane si era arenata al punto quasi da spaccarsi. L’azienda, infatti, si è impegnata ad anticipare i pagamenti della cds a patto che l’Inps paghi con puntualità e le anticipazioni delle quote cds, mettendo in salvo il bonus Renzi da 80 euro. Altro punto importante, riguarda i turni spezzati sui quali l’azienda ha cambiato idea ma ora queste proposte saranno al vaglio dei lavoratori. Attualmente c’è soltanto un intesa di massima. I sindacati chiederanno il parere dei lavoratori: solo al termine di un ciclo di passaggi assembleari, nelle sei sedi del gruppo, azienda e sindacati torneranno a incontrarsi di nuovo, per dare il via libera definitivo all’intesa, ed entro il 4 di maggio si dovrà ratificare l’eventuale accordo. Accordo che andrà comunque sottoposto «alla valutazione e all’analisi del consiglio di amministrazione della società».
Accordo che le parti sociali, insistono per siglare al ministero per lo Sviluppo economico alla presenza del viceministro Teresa Bellanova. Un modo per impegnare il Governo a mantenere la parola data e portare a termine la riforme di settore annunciata durante il tavolo specifico al ministero. Altrimenti, al termine dei sei mesi di solidarietà, il rischio sarebbe di trovarsi al punto di partenza con l’azienda ancora più esposta finanziariamente e lo spettro licenziamento per i quasi 3 mila operatori del gruppo. «Adesso è il momento di capire se il Governo manterrà la parola data – ha detto il segretario provinciale Slc Cgil Maurizio Rosso – perché in questo settore vanno riconosciute regole certe. E anche la Regione dovrà contribuire con un fondo per la formazione. Ci attendiamo un impegno serio – ha aggiunto – altrimenti rischiamo di cristallizzare gli esuberi senza alcun certezza per il futuro dei lavoratori».
Nel frattempo, oggi centinaia di lavoratori Almaviva hanno manifestato con un sit-in davanti i cancelli dell’assessorato Attività produttive, in di via degli Emiri, per dare un segnale alla Regione e ribadire la richiesta di interventi strutturali anche da parte del governo regionale. Domani il presidio continua in Prefettura dalle ore 9. «Col sit-in di domani in Prefettura lanciamo un monito al governo nazionale perché si avviino in questi mesi, che dovrebbero essere gestiti con i contratti di solidarietà, le misure di cui si è discusso al Mise per mettere regole nel settore dei call center – si legge ancora nella nota – Se dovesse venire meno un intervento deciso e risolutivo del governo nell’applicare le leggi esistenti (articolo 24 bis, clausole sociali e gare al massimo ribasso) rischiamo di ritrovarci a novembre con una situazione peggiore rispetto a quella attuale. Potrebbe aggravarsi lo stato di indebitamento dell’azienda e potrebbe precipitare tutto».
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