Almaviva, riprende la lotta contro gli esuberi «Regione immobile», venerdì nuovo sciopero

Domani riprenderanno le assemblee. Venerdì, invece, è stata indetta la prima delle tre giornate di sciopero. È un Natale amaro per i lavoratori Almaviva. Il colosso dei call center da tempo ha annunciato gli esuberiIn ballo c’è il futuro di 2.500 persone, messo a rischio da commesse sempre più scarse e un margine operativo ben al di sotto di quello necessario per la sopravvivenza del sito. «Tra i lavoratori c’è un clima di tensione – dice a MeridioNews Massimiliano Fiduccia della Slc Cgil -. Sono preoccupati per il loro futuro occupazionale e decisi a far sentire la propria voce». A Roma e a Palermo. 

Chiamano i governi Renzi e Crocetta a un atto di responsabilità i sindacati che da settimane hanno avviato la mobilitazione, puntando il dito contro «l’imbarazzante immobilismo» di Stato e Regione. Il rischio, neppure tanto remoto, è che gli esuberi di Palermo inneschino un effetto domino. In Sicilia Almaviva conta circa 6mila addetti tra lavoratori a tempo indeterminato e a progetto. Solo a Palermo si tratta di una platea di oltre 5mila persone, con un’anzianità di servizio in molti casi superiore ai dieci anni. Da gennaio i dipendenti, già messi a dura prova dai contratti di solidarietà, potrebbero restare senza lavoro.

Un’incertezza aggravata da una doppia mancanza. «Non c’è una sede unica che possa contenere tutti i lavoratori di Palermo sia quelli a tempo indeterminato che i collaboratori a progetto – spiegano Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil e Ugl – e neppure un piano industriale di rilancio per i siti del capoluogo». A ciò si aggiunge «un clima di terrore aziendale» alimentato dalle voci, che circolano nelle altre sedi del gruppo di «una mancanza di liquidità» che metterebbe a rischio gli stipendi del prossimo anno.

Nei giorni scorsi le parti sociali hanno incontrato il primo cittadino Leoluca Orlando e l’assessore alle Attività produttive, Giovanna Marano. Un vertice definito «proficuo». «L’amministrazione comunale – spiega Fiduccia – è l’unica che ha dimostrato attenzione. Il sindaco si è detto disponibile a portare a un tavolo nazionale e regionale la nostra vertenza, interessando, se necessario, anche il premier Renzi. Dalla Regione, al contrario, registriamo un silenzio assordante». Le parti sociali chiedono ai governi nazionale e regionale una programmazione per il settore del call center che nell’Isola occupa complessivamente 20mila persone. Un’attenzione che passa anche da un investimento sulla formazione del personale. Indispensabile per conquistare nuove fette di un mercato che nel mondo vale diversi miliardi di dollari e di cui l’Italia ha appena l’1,6 per cento.

«Quello dei call center se ripensato potrebbe essere, come dimostrano gli esempi della Gran Bretagna, dell’Irlanda e persino dell’Ungheria, il lavoro del futuro, ma fino ad oggi nel nostro Paese è mancata una politica industriale per il comparto – denuncia Fiduccia -. Oggi più che mai è necessaria un’evoluzione del settore e la riqualificazione di professionalità che sono già altamente specializzate». Il 75 per cento dei lavoratori Almaviva, infatti, ha in tasca un diploma e una laurea. Dopo 15 anni un lavoro iniziato per pagare gli studi universitari o dare una mano in famiglia è diventato la fonte di reddito di nuovi nuclei familiari. In molti casi l’unica. 


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