Allarme per gli amanti della bistecca: arriva la carne colorata di rosso con i solfiti…

DOPO LA DENUNCIA DI 23 MACELLAI LA QUESTIONE ARRIVA ALLA CAMERA DEI DEPUTATI CON UN’INTERROGAZIONE DEL MOVIMENTO 5 STELLE

Dopo i pomodorini e i datterini cinesi spacciati per produzioni Pachino, dopo le arance, provenienti da chissà dove, trattate con sostanze nocive alla salute arriva anche la carne colorata con i solfiti per colorarla di rosso e renderla più appetibile per gli ignari consumatori. Non succede a New York, ma in Sicilia e, in particolare, a Palermo.

Ne parla in un’interrogazione rivolta al ministro delle politiche Agricole, alimentari e forestali il gruppo parlamentare del Movimento 5 Stelle, prima firmataria la deputata palermitana Loredana Lupo. I parlamentari chiedono al Governo nazionale “quali azioni a carattere d’urgenza intende intraprendere al fine di scongiurare il fenomeno delle agro-mafie e della contraffazione alimentare, e se intende, di concerto con gli organi preposti al controllo, istituire un tavolo tecnico per pianificare una strategia di contrasto al fenomeno prima che lo stesso diventi ingestibile”.

Nei giorni scorsi la stampa ha dato la notizia della denuncia a Palermo, da parte dei Nas, di 23 proprietari di macellerie per sofisticazione di partite di carne, che sarebbero state trattate con Ione solfito – prodotto che renderebbe la carne di un colore rosso sangue – aumentandone l’appetibilità.

“Un recente rapporto presentato in occasione del bicentenario dell’Arma dei carabinieri – afferma Loredana Lupo – evidenzia come quello del cibo rappresenti un nuovo settore di interesse della criminalità organizzata. Nel dossier si evidenzia come le mafie sfruttino il mercato del cibo per incassare centinaia di milioni di euro tramite il riciclaggio e controllo diretto di supermercati e centri di smistamento alimentare”.

Non è un mistero che la mafia controlli i supermercati. E che si occupi anche – direttamente – dei prodotti che vengono venduti. Nel campo dell’ortofrutta, per citare un esempio concreto, i consumatori sono indifesi. Quando nella confezione di pomodorino – che somiglia molto vagamente a quello di Pachino – viene scritto “prodotto italiano”, il raggiro è servito.

Intanto sono poche le persone che cercano di capire la ‘tracciabilità’ di un prodotto. E già questo consente a fiumi di prodotti non controllati di arrivare nelle tavole dei consumatori. Chi verifica, poi, si deve accontentare, nella migliore delle ipotesi, della già citata scritta “prodotto italiano” che, in termini di tracciabilità, non significa assolutamente nulla.

La scena prosegue con altri prodotti: per esempio il grano, che arriva da chissà dove. Mentre quello siciliano raramente viene panificato in Sicilia.

“Secondo fonti di stampa – continua Loredana Lupo – a fronte dei circa 17 mila pastifici controllati, più di 6 mila risulterebbero fuorilegge, e lo stesso trend si riscontrerebbe negli allevamenti di bovini ed ovini, dove, su 12 mila esercizi controllati, ben 4 mila risulterebbero non idonei”.

Sempre in direzione della lotta alla contraffazione alimentare e per sollecitare nuovi e più serrati controlli Loredana Lupo, assieme ai deputati M5S alla Camera, nei giorni scorsi ha presentato interrogazioni relative al latte adulterato (in Friuli ne sono stati sequestrati più di 30 mila litri che contenevano sostanze tossiche) e alla carne infetta spacciata per pregiata (chianina) e commercializzata in varie parti d’Italia.

 


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