Ad affiancare i dipendenti in protesta anche la Cisl. Marcello Fassari: «La prima cosa da fare è creare un bacino unico da cui attingere per i porti della Sicilia Orientale». Ma c'è chi chiede anche di più e fa un confronto con la situazione del capoluogo
Al porto sit-in dei lavoratori della Catania Port Service «A Palermo minore attività, ma più addetti impiegati»
Ancora acque agitate per i lavoratori della Catania Port Service. La società che opera per Tirrenia rischia di non avere più una flotta per la città etnea e, di conseguenza, i dipendenti potrebbero rimanere a terra senza lavoro. La compagnia di navigazione, a causa di problemi legati all’assegnazione dei fondi per la continuità territoriale, sarebbe pronta a una riduzione degli approdi. In gioco, il pane per numerose famiglie che da anni non riescono a trovare tranquillità.
Da quando sono stati licenziati dalla Caronte & Tourist e dalla New TTT Lines, in seguito alla dismissione della tratta Catania-Napoli, per loro non è stato trovato un porto sicuro. Per tale ragione hanno deciso di fare sentire la loro voce davanti la sede dell’Autorità portuale di Catania. Insieme ai lavoratori, la Cisl, che chiede la costituzione di un bacino da cui possano attingere tutte le aziende che operano nei due porti della Sicilia orientale.
«Siamo qui a protestare – dichiara Marcello Fassari della Cisl – per chiedere il ripristino dell’articolo 17 cioè quello che garantisce alle aziende che operano all’interno di questa struttura di potere utilizzare operatori portuali da un contenitore prefissato. Soprattutto in questo momento di crisi dove la nostra attività, per vari motivi finanziari, e probabilmente anche commerciali, ha dovuto sospendere alcuni servizi».
I dati importanti che riguardano Catania e Palermo si equivalgono «ma con il coinvolgimento di 120 operatori nel primo caso e di 340 nel secondo. C’è qualcosa che non va», continua Fassari. E a sottolineare la discrepanza è anche Mauro Torrisi, segretario generale Fit Cisl Catania. «Da quando la Tirrenia ha sospeso i collegamenti da e per Catania – spiega – i dipendenti sono rimasti senza lavoro. Questo significa grosse difficoltà per le famiglie. Ringraziamo l’Autorità portuale per l’interesse dimostrato per la creazione di un bacino ma questo non basta. Nel 2019 al porto di Catania sono state effettuate, rispetto a Palermo, 80mila movimenti in più e nel 2020 sono stati 60mila in più. Ma il numero di addetti nel Catanese è notevolmente inferiore».