Al Lelio Maria Rosaria Omaggio e Le Parole di Oriana L’attrice: «Sbagliato vederla come un’intransigente»

«Mai come in questi giorni sarebbe opportuno approfondire quanto scritto da Oriana Fallaci. Nel corso della sua esistenza ha toccato temi profondi e quanto mai attuali, ma per parlarne bisogna conoscerla». L’attrice romana Maria Rosaria Omaggio questa sera sarà sul palco del Teatro Lelio di Palermo con lo spettacolo Le Parole di Oriana, da lei scritto e interpretato. Quello della celebre giornalista e scrittrice è un ruolo che ha ormai fatto suo e per il quale ha vinto la menzione speciale del Premio Pasinetti alla 70° Mostra del Cinema di Venezia e il Premio Oriana Fallaci 2014. Interpreta Oriana Fallaci, infatti, anche nel film Walesa, l’uomo della speranza. Attraverso una vera e stimolante rievocazione l’attrice racconta la scrittrice, alla quale somiglia fisicamente e nella voce, dando voce alla sua voce nella lettura e nell’interpretazione dei suoi scritti. 

«Lo spettacolo non è sull’11 settembre – spiega Omaggio -, ma parla di Fallaci attraverso le parole che ha messo nero su bianco da quando era bambina fino alla sua morte. Si toccano anche i temi del terrorismo, dell’immigrazione e delle diverse identità culturali». Un po’ perché il pubblico è reduce dai recenti fatti di Parigi, un po’ perché ultimamente è venuto spontaneo anche alla stessa attrice parlarne alla trasmissione di Rai2 Virus, «alcuni di questi temi sono affrontati con più profondità rispetto a come erano stati concepiti per lo spettacolo – ammette -. Ma non ho dimenticato di lasciare segnali positivi». Negli ultimi giorni la figura e le posizioni di Oriana Fallaci sono state rispolverate. «Una scrittrice molto coraggiosa, ma molte delle idee che le si attribuiscono sono frutto di sentito dire e luoghi comuni – spiega ancor l’attrice -. Lei non condanna l’immigrazione, viveva a New York senza mai aver voluto prendere la cittadinanza americana. Fiera di essere italiana, si sentiva una migrante e una immigrata. La sua opinione più netta era quella che dedicava ad una libertà indiscriminata – continua -. Il mancato rispetto della cultura è un altro paio di maniche».

Grande viaggiatrice, Oriana Fallaci non ha mai dimenticato di sottostare alle regole culturali e non, che sono parte integrante delle tradizioni dei paesi del mondo. «Non si è mai permessa di calpestare le tradizioni altrui. Nel 1979 si strappò il chador di fronte all’allora capo del governo iraniano Khomeyni solo per provocazione, ma in realtà era molto rispettosa. Vederla come una persona intransigente è sbagliato». Per dare voce e corpo alla scrittrice l’attrice romana confessa di «aver molto studiato il suo personaggio, conosco ogni sua riga e, comunque, è stato arduo costruire uno spettacolo sulle sue parole senza travisarle. Una grande penna va raccontata con le sue parole, che hanno conquistato il mondo. Non ne vanno usate altre. Sarebbe la prima a condannare quella politica che oggi la usa e che lei aborrisce. L’Italia sta ancora studiando per diventare un’unica nazione e non può ricevere altre persone. L’unico modo di conoscerla è leggerla, ma tutta, non quello che gli altri dicono di lei». 

Romana, ma nata da una famiglia in parte napoletana e in parte toscana, adesso Maria Rosaria Omaggio vive a Madrid e sta interpretando il toccante ruolo di una donna ebrea italiana che scampa alla deportazione e va a vivere in Spagna. La mega fiction è tratta dal best seller La Sonata del silenzio, di Paloma Sanchez Garnica. «Parla dell’evoluzione della donna nei paesi latini. Sono giorni emozionanti, indossare la stella gialla di una ebrea che si salva e poi interpretare Oriana è una combinazione toccante». 

A accompagnare i testi di Oriana Fallaci e la voce di Maria Rosaria Omaggio, la pianista di «alto calibro», come la definisce il New York Times, Cristiana Pegoraro, che esegue alcuni dei brani amati e ascoltati dalla scrittrice e sue composizioni. Su di uno schermo sono invece proiettati frame, video, fotografie e impressioni di Oriana Fallaci. Lo spettacolo è alle 21.30 al Teatro Lelio di via Furitano a Palermo. A seguire, il dibattito


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