Al Jester erano di scena i Bluezz.

Sono le 22.25 quando faccio il mio ingresso al Jester, la compagnia è gradevole, l’ambiente niente male, anche non si rivelerà il massimo quanto ad acustica. Il gruppo non è ancora arrivato e le casse sparse qua e là diffondono le note di qualche vecchio successo di Battiato prima e di Bennato poi. Dopo un’ora circa il concerto che ci ha spinto qui ha avuto inizio. Nessuna presentazione o convenevole di rito: solo una decina di secondi tra l’istante in cui il CD di Bennato è stato estratto dalla piastra dello stereo e quello in cui un colpo deciso alla batteria ha rotto il silenzio che si era venuto a creare. Il primo pezzo è breve, ci permette di entrare a contatto con la realtà del gruppo. È seguito da una cover, rivisitata e proposta in una versione soft-rock. Al termine la front-woman si ferma qualche secondo e ringrazia, poi i giri di basso e il ritmo della batteria riportano all’atmosfera creata durante la breve traccia introduttiva. L’esibizione prosegue percorrendo un filo conduttore sostanzialmente blues-rock elettrico (definizione che la stessa band ha utilizzato in riferimento alla propria musica, ndr) e mettendo spesso in risalto le qualità di Giuliana, la cui voce non manca certo d’incisività. Brano dopo brano, cover dopo cover, l’impressione iniziale non fa che rafforzarsi: i Bluezz hanno del potenziale, come d’altra parte dimostrano i numerosi gettoni collezionati nei locali della Sicilia orientale e le partecipazioni a svariate trasmissioni radiofoniche. Al termine del concerto c’è la possibilità di scambiare quattro chiacchiere con il gruppo, fare qualche domanda per conoscere meglio i singoli componenti. Quello più loquace sembra essere Ottavio, il batterista: mi dice che sebbene la band fosse già attiva da circa dieci anni, la nascita ufficiale è da far risalire solo ai primi mesi del 2004, con l’ingresso di Giuliana. Gli domando qualcosa riguardo il loro repertorio e gli autori da cui sono stati maggiormente influenzati. Questa volta prende la parola Rosario, il chitarrista: tra gli autori a cui si ispirano figurano Janis Joplin, Jimi Hendrix e Buddy Guy, ma anche Robert Johnson e Muddy Waters. Non mancano tuttavia brani composti e arrangiati dalla band stessa. Infine gli chiedo cosa si aspettano dal 2006 e a rispondere è ancora Ottavio: mi fa sapere che è imminente l’uscita del loro primo album, contenente otto tracce firmate Bluezz e quattro cover, e che a fine maggio saranno di scena a Catanzaro per Obiettivo Bluesin 2006, ultima tappa prima del Pistoia Blues Festival, concorso nazionale per band emergenti. Non mi resta che augurare loro buona fortuna e dirigermi verso il parcheggio che gelosamente custodisce la mia automobilina.


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