Nell'ordinanza Follow the money, si descrive il sistema che l'imprenditore Lino Siclari avrebbe ideato insieme ai suoi collaboratori, per eludere il giro di capitali illeciti seguito al fallimento del gruppo di cantieristica navale. «Mascherare la provenienza dei fondi tramite passaggi privi di uno scopi economici»
Aicon, le 37 società utilizzate per riciclare fondi Dagli Usa alla Cina, per ostacolare tracciabilità
Nelle 57 pagine dell’ordinanza Follow the money, che ha portato all’arresto del patron di Aicon Lino Siclari e dei suoi due più stretti collaboratori – il consulente fiscale Pietro Pappalardo e la segretaria personale Salvatrice Gitto, conosciuta come Dora – viene ricostruita la rete di società attraverso le quali, secondo la guardia di finanza, sarebbe avvenuto l’autoriciclaggio di fondi di provenienza illecita.
Siclari, scrive il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Barcellona Fabio Gugliotta, a cinque anni dal fallimento di Aicon, avrebbe reinvestito somme accumulate poco prima della presunta bancarotta, per cui è in corso il processo che vede Siclari imputato. L’imprenditore viene definito «vero e proprio dominus» del gruppo. A quest’ultimo sono riconducibili varie società.
La particolarità che emerge, secondo i magistrati, è che hanno tutte «un’assonanza nominalistica non certo casuale». Durante le indagini delle Fiamme gialle è stato possibile ricostruire l’apparato societario composto da ben 37 società, di cui sei con sede all’estero: si va dal Lussemburgo agli Stati Uniti fino alla Cina. Secondo gli investigatori, Siclari avrebbe utilizzato la società Airon Italia per facilitare il rientro dei capitali.
Il sistema era semplice. Venivano effettuati una serie di versamenti in giroconto su conti correnti della stessa Aicon. Operazioni che, come accertato dagli investigatori, sarebbero state effettuate tra febbraio e agosto 2016. A compierle sarebbe stata Salvatrice Gitto. A incastrare il patron dell’Aicon, oltre ai controlli sui movimenti dei flussi finanziari, anche una serie di intercettazioni telefoniche che avrebbero dimostrato come la stessa segretaria avesse «il pieno controllo dello smistamento dei capitali».
Questi flussi di denaro di importo variabile avrebbero avuto la funzione di «mascherare l’effettiva provenienza dei fondi tramite successivi passaggi privi di uno scopo economico reale diverso da quello di frapporre un ostacolo alla facile tracciabilità dei passaggi di denaro». Le somme depositate su un distinto conto intestato alla Airon Italia e su un altro riferibile alla società Borgo Musolino srl sarebbero state impiegate per il pagamento dei fornitori e degli esecutori dei lavori presso la stessa struttura turistica.