Agrigento, risolto omicidio dell’imprenditore Passafiume Ucciso a fucilate dalla mafia perché ritenuto scomodo

Ucciso da Cosa Nostra agrigentina perché non voleva piegarsi alle regole mafiose nel settore in cui lavorava, quello del movimento terra. A distanza di 25 anni i carabinieri e i magistrati della Dda di Palermo hanno individuato il killer di Diego Passafiume, morto ammazzato il 22 agosto del 1993, quando aveva 41 anni, nel paese di Cianciana. Mentre era alla guida della propria auto, era stato raggiunto da alcune fucilate, sparategli da un ignoto, che si era subito dileguato con altri complici, a bordo di un’autovettura.

Durante le immediate ricerche, i carabinieri ritrovarono in fiamme l’auto utilizzata dai killer. L’autopsia confermò che l’imprenditore era stato colpito da tre fucilate, di cui una in pieno volto. Le indagini si mostrarono difficili: in un primo momento venne privilegiata la pista che portava ai sub appalti, settore in cui risultava ben inserito Passafiume. Dalle indiscrezioni allora raccolte, era emerso che l’imprenditore non aveva voluto piegarsi alle regole imposte dalle cosche mafiose in ordine alla spartizione dei sub appalti nel settore del movimento terra e del trasporto di inerti. 

Dopo una prima archiviazione delle indagini, a carico di ignoti, l’inchiesta era stata riaperta grazie anche ad alcune dichiarazioni rese da collaboratori di giustizia. La svolta nelle indagini del reparto operativo di Agrigento è arrivata nel luglio del 2017, quando i militari hanno acquisito determinanti indizi di colpevolezza nei confronti di un individuo, sospettato di essere l’esecutore materiale del brutale omicidio. In particolare, grazie ad alcuni album fotografici esibiti ad alcuni parenti della vittima, che all’epoca avevano assistito alla tragica scena del delitto, i carabinieri hanno stretto il cerchio dei loro sospetti nei confronti di Filippo Sciara, 54enne agrigentino, già affiliato alla famiglia mafiosa di Siculiana, coinvolto anche nella vicenda del sequestro del piccolo Giuseppe Di Matteo.

Gli elementi di prova raccolti, sono stati poi confermati anche dalle convergenti dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Pasquale Salemi, Maurizio Di Gati e Giuseppe Salvatore Vaccaro, secondo i quali è emerso che l’omicidio fu commesso nel contesto mafioso territoriale, in quanto Passafiume era ritenuto un imprenditore scomodo, che faceva troppa concorrenza alle dinamiche mafiose. E così, nelle ultime ore, su ordine della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, i carabinieri hanno eseguito, nei confronti di Sciara, l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip del Tribunale di Palermo per il reato di omicidio premeditato, con l’aggravante di aver agevolato Cosa Nostra.

Redazione

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