Nel filone con il rito abbreviato non c'è il pregiudicato Mauro Cappadonna, considerato il vertice della spedizione punitiva. La pena più pesante è quella toccata al cognato barelliere reo, secondo l'accusa, di avere aperto la porta di servizio per fare entrare il branco in reparto
Aggressione al Vittorio Emanuele, quattro condanne Tra di loro pure operatore del 118 che aprì la porta
Si chiude il primo capitolo della vicenda giudiziaria legata all’aggressione del medico del Pronto soccorso dell’ospedale Vittorio Emanuele, Rosario Cristoforo Puleo. Colpito con pugni e schiaffi durante una vera e propria spedizione punitiva avvenuta a gennaio scorso. A capo del gruppo, composto da nove persone ci sarebbe stato il pregiudicato etneo Mauro Cappadonna. Il camice bianco, secondo la ricostruzione degli inquirenti, si sarebbe rifiutato di fornire all’uomo le generalità di una donna ricoverata dopo un incidente stradale avvenuto in via della Concordia, lo stesso in cui sarebbe rimasta vittima anche la compagna di Cappadonna mentre si trovava a bordo di un’automobile. Nel processo di primo grado, che si è tenuto con il rito abbreviato, la giudice Eliana Trapasso ha dato lettura del dispositivo nella tarda mattinata di oggi.
La pena più pesante è quella toccata a Salvatore Di Maggio, condannato a due anni e dieci mesi. Per lui la procura, rappresentata in aula dalla magistrata Martina Bonfiglio, aveva chiesto quattro anni contestando anche la recidiva, poi non riconosciuta nel dispositivo. L’uomo avrebbe rivestito un ruolo determinante nella vicenda grazie al ruolo di operatore del 118 e di fratello della compagna di Cappadonna. Le telecamere di sorveglianza del circuito interno del nosocomio di via Plebiscito immortalarono ogni suo spostamento. Compreso quello di avvicinamento alla porta del reparto inserendo il codice d’accesso per sbloccare l’ingresso. Consentendo così al gruppo di accedere al Pronto soccorso.
Tra gli imputati che hanno scelto il rito abbreviato, beneficiando quindi di uno sconto di un terzo della pena, ci sono anche Giuseppe Tomaselli e Lorenzo Antonio Guzzardi, entrambi condannati a due anni e sei mesi, oltre al pagamento delle spese processuali e di custodia cautelare. Confermando quanto richiesto dall’accusa nel corso del processo. Dove però non figura proprio Cappadonna che, difeso dall’avvocato Angelo Marino, dovrà affrontare il processo con rito ordinario.
La condanna più lieve è quella per Luciano Tudisco, condannato a due anni e quattro mesi, oltre al pagamento delle spese processuali. Gli imputati dovranno inoltre pagare i risarcimenti danni alle parte civili costituite. Ovvero il medico Puleo, a cui dopo l’aggressione diagnosticarono una prognosi di 40 giorni, l’assessorato regionale alla Salute e l’azienda ospedaliera Vittorio Emanuele, quest’ultima difesa dall’avvocato Antonio Fiumefreddo. Di Maggio e soci erano accusati, a vario titolo, di lesioni aggravate, violazione di domicilio, minacce e interruzione di pubblico servizio.