L'episodio - chiuso con un'accusa di tentato omicidio - si è verificato nella struttura di accoglienza acese. Il litigio sarebbe scoppiato per futili motivi. L'aggressore sarebbe un ragazzo minorenne di origini nigeriane. La vittima, un egiziano 17 anni, è stata salvata da due educatrici. Una delle quali è rimasta lievemente ferita
Acireale, tentato omicidio all’Ipab Oasi Cristo re «Voleva buttarlo giù dal balcone del quarto piano»
Qualche graffio, un paio di lividi, tanto spavento e la consapevolezza di essere scampati al peggio. È questo quello che rimane della vigilia di ferragosto all’interno dell’Ipab oasi Cristo re di Acireale. All’interno della struttura che accoglie minori stranieri, infatti, un ragazzo nigeriano minorenne, E. K. (classe 1998), avrebbe tentato di buttare giù da un balcone del quarto piano un egiziano di 17 anni. A sedere l’aggressione tra i due ospiti del centro sono state due educatrici, una delle quali è rimasta leggermente ferita mentre cercava staccare le mani dell’aggressore dal collo della vittima. «Adesso sto bene, ho solo qualche ematoma qua e là, ma a fare male di più è la paura», racconta a MeridioNews una delle professioniste, Doriana Zappalà.
La donna spiega che dopo essere riusciti a mettere al sicuro il giovane aggredito, i lavoratori dell’Ipab hanno chiamato le forze dell’ordine. Sul posto sono intervenuti gli agenti della polizia di Acireale che hanno identificato l’aggressore. Il minorenne è indagato per tentato omicidio e, dopo essere stato arrestato, è stato trasferito al centro di accoglienza del tribunale dei minori di via Franchetti, a Catania. Il ragazzo, secondo gli inquirenti non era nuovo a episodi di violenza. «Su di lui pesano diverse denunce per aggressione e lesioni», spiegano dal commissariato di Acireale.
Per la polizia la lite «è scoppiata verosimilmente per futili motivi». Ad aiutare le forze dell’ordine nella ricostruzione della dinamica della vicenda è stato proprio il personale dell’Ipab acese che ha fornito diverse testimonianze. Racconti che andranno al vaglio dei magistrati che istruiranno il processo. A seguito in una perquisizione, E. K. – con precedenti per lesioni – è stato trovato in possesso di una piccola dose di marijuana. Nel frattempo l’episodio grava sulla quotidianità della struttura «all’interno della quale si respira solitamente un clima sereno e familiare», precisa Zappalà. «Non abbiamo mai affrontato situazioni di questo tipo: gli ospiti sono tranquilli e partecipano attivamente alle nostre attività», continua la professionista.
L’aggressore, spiega Doriana Zappalà, «è stato trasferito nella nostra struttura, nonostante ci fossimo espressi negativamente, il 28 luglio. Fin da subito ha manifestato un carattere violento e litigioso, e – continua – proprio perché conoscevamo questo non volevamo che spezzasse gli equilibri interni». La vittima, invece, dal racconto della professionista appare come «un ragazzo tranquillo, uno di quelli che collabora con noi, aiutandoci nelle attività pensate per i disabili all’interno del programma Il mappamondo». Quest’ultimo, visitato dai sanitari, «ha riportato delle contusioni alla schiena e al petto per via della pressione che l’aggressore ha esercitato tra lui e la ringhiera del balcone», racconta Zappalà. «Per fortuna tutto è finito nel migliore dei modi, adesso è il momento di superare il crollo emotivo e tornare a lavoro», conclude la donna. Consapevole che a darle il coraggio di intervenire per salvare l’ospite «non sono stati i miei cinquanta chili di peso e il metro e quaranta di altezza ma il bene e la stima per i ragazzi della comunità».