Acireale, si complica l’iter per il depuratore Pd: «Il Comune si prenda la responsabilità»

Tra condotta pilatesca e pragmatismo. Sono questi i due poli tra i quali ad Acireale si muove il dibattito sul depuratore che, scaduto il termine dello scorso 30 giugno, adesso dovrà essere fatto senza se e senza ma, a meno di non voler incorrere definitivamente nella perdita dei finanziamenti (133 milioni di euro, ndr) stanziati dal Comitato interministeriale per la programmazione economica (Cipe) e nelle relative sanzioni.

Per accelerare un iter che negli ultimi anni ha sempre stentato a partire, la Regione ha avocato a sé la responsabilità definendo come soggetto attuatore non più il Comune di Acireale, bensì l’assessorato alle Infrastrutture che opererà in collaborazione con il Genio civile di Catania e il Dipartimento regionale dell’acqua e dei rifiuti: «Si rappresenta la necessità che sia trovata adeguata soluzione – si legge nella delibera della Regione Sicilia dello scorso 6 agosto – a un particolare caso di criticità determinata da inerzia del soggetto attuatore, nella fattispecie il Comune di Acireale».
Inerzia che d’altronde la stessa amministrazione acese, all’epoca guidata dal sindaco Nino Garozzo, aveva ammesso in due note protocollate ad aprile e maggio, con le quali veniva esplicitamente richiesta la nomina di un commissario con poteri speciali per sbrogliare una matassa che a oggi risulta particolarmente intricata.

I principali problemi, infatti, hanno riguardato la localizzazione dell’area in cui far sorgere il depuratore: le ipotesi in un primo tempo messe in campo, come per esempio quella di via Volano, hanno trovato la resistenza di associazioni e residenti che hanno fatto notare come la zona non fosse idonea a ospitare una tale infrastruttura anche per via della vicinanza a un sito archeologico. I fatti, però, dicono che a essere felici di vivere nei pressi di un depuratore sarebbero davvero in pochi e l’intera questione è rimasta in sospeso. Con l’entrata in campo della Regione, qualcosa dovrebbe cambiare anche perché, in base a quanto previsto dal decreto Sblocca-Italia voluto dal premier Renzi, i tempi per accedere ai finanziamenti previsti dal Cipe nel 2012 scadranno definitivamente il 31 ottobre, data entro la quale bisognerà dimostrare non solo di aver localizzato il posto in cui realizzare l’impianto, ma di aver già definito quel progetto che al momento ad Acireale manca. A differenza delle polemiche.

Negli ultimi giorni, infatti, il Partito Democratico non ha esitato a sottolineare come il commissariamento sia da leggere come una sconfitta della politica locale, incapace di prendere decisioni scomode: «Sulla questione le anomalie sono molteplici – dichiara Biagio Spoto -. Da una parte la passata amministrazione che ha fatto l’ultima richiesta di commissariamento alla vigilia del voto, e dall’altra la nuova che, nonostante abbia una netta maggioranza in Consiglio, preferisce dar seguito al commissariamento come a non volersi prendere responsabilità delicate».

Un’altra piccola polemica è sorta dopo la scoperta che il soggetto attuatore non sarà più, come le competenze prevederebbero, l’assessorato all’Energia e Rifiuti bensì quello alle Infrastrutture, retto dal catanese Nico Torrisi. L’assessore è ritenuto dal Partito democratico vicino all’onorevole Nicola D’Agostino, tra i principali sostenitori dell’amministrazione acese: «In effetti – dichiara il segretario del Pd di Acireale, Sebi Leonardisembra alquanto strano che sia stato bypassato l’assessorato competente, e che l’incarico di procedere sia stato affidato ad altri organi della Regione. La competenza specifica sarebbe dell’assessorato regionale Energia e Rifiuti, sotto la supervisione del ministero dell’Ambiente, che è il titolare del finanziamento. Sarebbe opportuno rivedere l’iter avviato di recente, che non appare conforme alle normative di legge», spiega il segretario del Pd.

Leonardi, mentre il sindaco di Acireale, Roberto Barbagallo, già nei giorni scorsi con una nota aveva ribadito la volontà di collaborare con Regione e Genio civile al fine di allontanare definitivamente, parla dello «spettro mai scongiurato delle sanzioni europee». E dall’amministrazione rispondono così alle critiche: «Per anni non si è riusciti a fare nulla. Adesso se sia l’assessorato alle Infrastrutture, piuttosto che quello all’Energia, a realizzare il depuratore poco importa. Basta che si faccia».


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